Riprendiamo da dove eravamo rimasti: le mummie, scoperte negli scavi del sottosagrato di San Francesco, anche se c’era chi diceva di averle viste in giro, perfino a Pisa, ora si sa che, dopo essere state scoperte,non erano mai più uscite di casa.
E infatti c’è la conferma che, non si sa dove, ma furono risepolto nella Basilica, nota nel mondo, più che per le mummie, perché qualche secolo fa Piero della Francesca ci dipinse nell’abside la Leggenda della Vera Croce.
Dunque le mummie sono sempre lì, un giorno si vedrà se un po’ più avanti o più indietro l’interno della basilica, ma potrebbe essere anche più sotto. Comunque sono lì.
Ma questo non è il solo dei misteri già risolti.
Ora si sa anche perfino il nome di almeno della più piccola delle nove mummie; e di tutte si sa comunque il cognome: Bacci.
A svelarlo è il Corriere di Arezzo, che, dopo tante ricerche, alla fine ha affidato il delicato compito del riconoscimento al primo rettore della Fraternita dei Laici, Pier Luigi Rossi, più noto per le sue diete prescritte per anni prima a Teletruria e poi in Rai per tutti gli italiani, e che per gli aretini che non resistono alla tentazione di dare a tutti un soprannome, resta sempre il loro “Minestrina”.
Per il dottor Rossi è stato un gioco da ragazzi identificare le nove mummie, una con il suo nome, Nicolosa, le altre otto con il cognome, come detto Bacci, ovvero della nobilissima famiglia che commissionò a Piero della Francesca gli affreschi della Basilica, ovvero della nobile casata di Porta Crucifera che manda ancora uno dei suoi nobili cavalieri a sfilare al Saracino.
Il dottor Rossi, alias Minestrina, sfogliando gli archivi della Fraternita ci ha messo poco a scoprire il secondo mistero delle mummie: non a caso è anche esperto di archeologia e di storia medioevale, pure noto per aver fatto parte dell’equipe che ritrovò nella chiesa di Certomondo vicino a Campaldino il cranio del vescovo guerriero Guglielmino che alla testa dell’esercito aretino era stato sconfitto e ucciso dai fiorentini, appunto nella sciagurata battaglia di Campaldino, perché fu tradito dai conti Guidi di Poppi, proprio quando la battaglia la stava vincendo. Tutte cose con le quali il dottor Rossi ha confidenza almeno quanto con le diete.
Non a caso ha scritto anche un libro sul Conclave di Arezzo, dove morì il Papa Gregorio X, di ritorno dal concilio di Lione, e dove entro dieci giorni si ritrovarono i cardinali per il conclave che ci racconta il dottor Rossi nel suo libro.
L’uomo più adatto, insomma, per dare un nome e un cognome alle nove mummie.
Un cognome nobilissimo, perfino adorato a Porta Crucifera.
Ma tutti gli aretini hanno i loro antenati, più o meno nobili: Quanto nobili lo fossero si può facilmente scoprire, basta andare in Fraternita e il dottor Rossi assicura che chiunque lo chieda può ricostruire il suo albero genealogico.
Con un avvertimento: di antenati sepolti in San Francesco tra il 1550 e il 1600 ne risultano solo venti.
Quindi non tutti possono sperare di ritrovare qualche antenato del sedicesimo secolo conservato come una mummia.
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