Non ci voleva un esperto di scienze forestali per capire che fine avrebbero fatto i pini capitozzati prima dell’inverno dall’assessore motosega.
L’Ortica l’aveva capito subito dando un’occhiata al taglio della chioma, che anche un inesperto di piante sa che non si può toccare ai pini come fossero siepi da tagliare. Bastava passare da via Duccio da Buoninsegna per seguire la non tanto lenta agonia di tre dei pini che fronteggiano il parcheggio Mecenate.
Alla fine se ne sarà accorto anche l’assessore motosega: proprio ieri, di motoseghe, ce n’è voluta una grossa non per capitozzare quello che era stato già capitozzato, ma per segare direttamente i fusti e farne legna da ardere.
Passando da via Duccio da Buoninsegna, finchè quello che resta dei pini secchi non verrà messo in vendita come legna preziosa e resinosa per attizzare il focolare quest’inverno, sembra di essere ai margini di un bosco dove è passato il taglialegna.
Ma in fondo tutto il male non viene per nuocere: è vero che per fare il taglialegna in via Duccio da Buoninsegna, il Comune ha speso soldi pubblici ma almeno una parte, dopo aver tagliato i tronconi, può recuperarli vendendo i tizzoni ricavati dai tronconi. Non saranno di quercia, bruceranno alla svelta, ma in fondo anche i pini si sono seccati alla svelta.
Con legno di pino si possono anche fabbricare gli stalletti per i maiali,
essendo legno resinoso resiste bene all’ingiuria degli escrementi.