Guido d’Arezzo, teorico musicale

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Guido d’Arezzo, monaco pomponiano, celebre in tutto il mondo per la sua straordinaria rivoluzione in campo musicale, nasce in territorio aretino intorno all’anno 1000, secondo alcune ipotesi a Talla, in Casentino.

A lui si deve la codifica, in maniera definitiva, di un sistema per scrivere e leggere la musica che consente di riconoscere facilmente le note e la loro altezza.
Sua è l’invenzione del tetragramma, poi sostituito con il pentagramma, nonchè l’attribuzione di un nome alle singole note musicali, che nel suo sistema erano: UT-RE-MI-FA-SOL-LA, alle quali nel ‘500 viene aggiunto il SI mentre l’UT viene trasformato in DO.

Appaiono evidenti l’efficacia e la semplicità del metodo guidoniano, che rimane tuttora in uso, sostanzialmente uguale, a ben 1000 anni di distanza.
Di Guido stupisce la concretezza; il suo impegno in campo teorico scaturisce da esigenze pratiche, ovvero dalla consapevolezza dell’importanza del canto e della musica nelle celebrazioni liturgiche.

Nel centro di Arezzo sono state dedicate a Guido Monaco (così lo chiamano comunemente gli aretini) una piazza ed una strada, realizzate intorno al 1870, nell’ambito di un vasto riordino urbanistico della città, per attuare un collegamento fra la Stazione Ferroviaria e piazza San Francesco.

Per la realizzazione di questo nuovo e moderno asse viario fu necessario l’abbattimento di un tratto della cinta muraria medicea prospiciente alla Stazione, la demolizione della chiesa e dei locali della Compagnia di S. Michele Arcangelo, i cui affreschi di Spinello Aretino erano però già all’epoca irrimediabilmente compromessi, ed ancora la demolizione della Chiesa della Compagnia di San Rocco e di una parte del Convento di San Francesco.

Al centro della piazza circolare, nel 1882, in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Guido d’Arezzo, venne collocata una statua dedicata al monaco, scolpita da Salvino Salvini. La statua, maestosa e solenne, collocata su un alto piedistallo, raffigura Guido in abito benedettino, che tiene aperto un libro, il nuovo ‘antifoniano’, ovvero il suo capolavoro.
Nella pagine sono incisi i versi di una strofa dell’Inno in onore di San Giovanni; le prime sillabe dei versi furono utilizzate da Guido per attribuire i nomi alle note musicali.

Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes”

Laura Verdi

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