La tavola raffigurante il San Rocco che intercede per la Fraternita, conservata nella sala del camino del Museo d’Arte Medievale e Moderna, rappresenta per la cultura aretina un’opera dalla molteplicità di significati.
La tavola fu commissionata nel 1479 dalla Fraternita della Misericordia a Bartolomeo della Gatta, uno dei più interessanti artisti del Rinascimento, all’indomani della tremenda peste che colpì Arezzo nel 1478.
In primo piano San Rocco, protettore degli appestati, riconoscibile per le sue vesti da pellegrino e per il bubbone del morbo che lo ha colpito alla coscia, intercede presso Maria affinché il terribile flagello abbia fine. Maria è raffigurata nel gesto di allargare il manto in senso di accoglienza, secondo l’iconografia della Madonna della Misericordia, alla cui accezione di protettrice del popolo si ispirava la stessa Fraternita.
La scena è ambientata nella piazza Grande di Arezzo, dove si erge il palazzo del ‘Rossellino’, sede della Fraternita, di fronte al quale la presenza di un barelliere e di un becchino alludono all’attività di sepoltura, particolarmente gravosa durante la pestilenza, svolta dalla confraternita.
La tavola di Bartolomeo della Gatta rappresenta quindi una rara e preziosa testimonianza di piazza Grande nel suo aspetto quattrocentesco e offre l’opportunità di fare un interessante confronto con lo stato attuale della piazza.
Il Palazzo del Tribunale, a lato del Palazzo di Fraternita, costruito a partire dal 1675, presumibilmente su ispirazione di un disegno di Giorgio Vasari, ha preso il posto di una graziosa casetta quattrocentesca.
Lo stesso palazzo del ‘Rossellino’ oltre a subire un vistoso ridimensionamento ci appare, nel quadro del San Rocco, senza il vistoso campanile progettato dal Vasari.
E’ sempre del Vasari la progettazione delle ‘Logge’ disposte sul lato nord ed edificate, a partire dal 1573, nel luogo dove preesistevano le rovine del palazzo del Popolo (demolito per volere dei Medici), le logge delle ‘beccherie vecchie’, adibite al mercato delle carni, e case e botteghe di scarsa entità che si possono intravedere dietro la figura del San Rocco.
Il dipinto ci offre pertanto una straordinaria quattrocentesca veduta di Piazza Grande, caratterizzata da una pavimentazione in cotto con geometriche profilature in pietra serena che Bartolomeo della Gatta utilizza, da grande maestro del Rinascimento, come linee di fuga per impaginare un ardito scorcio prospettico che accentua, in senso spettacolare, il già significativo dislivello della piazza.