La cultura ad Arezzo? Devi far parte della lobby

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Inutile girarci attorno: la poca, pochissima cultura ad Arezzo – quando non è vetrina e appariscenza – non è, da sempre, ben promossa, ben pubblicizzata, ben comunicata.
Esempio concreto e immediato (ce ne sarebbero milioni): da pochissimo è stata resa nota la nuova stagione del Teatro Petrarca; bene, in un qualsiasi centro più o meno di provincia dove la cultura vuole essere resa veramente popolare (penso alla Romagna, faro ancora avveniristico nell’Italia di oggi) la notizia sarebbe in home page sul sito del Comune, sarebbe appannaggio degli organi di stampa, sarebbe circolarmente diffusa.

polifonico_teatro_petrarcaSarebbe qualcosa.  Qua, a tutt’oggi, non se ne sa nulla o quasi: la notizia te la devi andare a cercare tu col lumicino in sottopagine di siti internet, sul sito del Comune c’era una traccia labile (il link non funzionava) poi è sparita proprio, sui social non c’è un link che sia uno o che sia utile, provvido di informazioni sugli spettacoli o sulle compagnie, e via dicendo.

La ragione è semplice e sempre la stessa: ad Arezzo, se non fai parte di qualche loggia, non sei nessuno, non vai da nessuna parte, non hai strumenti o modi per sentirti parte di un tessuto sociale e urbano che sia omogeneo, cristallino, univoco.
Chi dice il contrario, e ce ne sono, e sono scorretti, infidi e su tutto bugiardi, è perché a suo modo, allora, che lo sappia o meno, che ne sia contento o meno, fa già parte della lobby che conta.
Il resto fa solo volume, come diceva saggiamente Flaiano.

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