Il gelato al lampone

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Stai per entrare nella seconda gelateria più buona di Arezzo quando, dalle panchine che le si parano davanti, ti giunge la voce lamentosa di un bambino che ti fa soffermare un attimo. Sta recriminando alla mamma il fatto che, dei tre gusti che ha preso, quello che più gli piace, il lampone, è appena uno sputo, mentre di quello che gli piace meno, il limone – “mi piace sempre, ma non come l’altro” -, ne ha un etto abbondante. Le aggiunge anche che va a finire sempre così.

Fai …per toglierti gli occhiali da sole e guardarlo pupille-pupille, vorresti dirgli “Ciccio, guarda che nella vita di lampone ne avrai meno di uno scarto, quindi comincia ad abituarti alla sbiadita fragola, magari colorata artificialmente, e falla finita qui”, ma in fondo, pensi un attimo prima di sentenziare, chi sei tu per arrogarti questo diritto?; e ti silenzi.

Salvo avere una illuminazione subito dopo: al gelataio chiedi “Oggi tutto lampone, grazie” – anche a te il lampone piace tantissimo – e poi ti siedi di fronte al bambino, che strabuzza gli occhi alla vista della tua sbrodolante colata lavica.
Sulle prime diresti che sta per piangere, poco dopo che, silenziosamente, attentamente, lucidamente, ha capito la lezione, il “trucco”. Potresti sorridergli complice allora, ma la verità è che a quel punto a te, diventato come sei nel frattempo metaforica vita ricca di lampone, fotte più un’emerita sega di quel bambino.

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