Di Fanfani, il nipote di Amintore, tutto si può dire ma non che non sappia leggere la Divina Commedia e neppure che non sia bravo a dipingere. Il massimo lo raggiunge quando legge e dipinge l’Inferno.
Allora vanno tutti a sentirlo o vederlo.
Non c’era modo di trovare dove mettere i piedi, per l’Immacolata, alla Galleria Comunale d’arte contemporanea, dove Fanfani inaugurava la sua mostra di quadri “Anime prave”, opere sull’Inferno dantesco.
Una bolgia, anzi tutte le bolge, cerchi e gironi dell’inferno.
Una bolgia davanti a decine di quadri dove si contorcono le anime prave: lussuriosi, golosi, simoniaci, seminatori di discordia, seduttori, maghi e indovini, consiglieri fraudolenti, e chi più ne ha più ne metta.
Tutta gente che c’era a quei tempi.
E ognuno al suo posto, anche quei poveracci di Paolo e Francesca,due cognati che si volevano bene, un tipo di peccatori sbattuti in un girone dove oggi non c’è più posto.
Tanta era la bolgia in Galleria che è difficile dire quale quadro di Fanfani interessasse di più ai visitatori.
Che avete capito? Mica per vedere il posto dove, se uno non si pente prima, andrà a finire!
I seminatori di discordia, i consiglieri fraudolenti, i maghi e gli indovini erano nei quadri, mica tra la gente.
A preoccuparsi in tanti saranno semmai i golosi: c’era la fila davanti al tavolo delle bottiglie di champagne e delle fettucce di parmigiano.
Questi sì, che se continuano così, rischiano di finire nel terzo cerchio.