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Qualche considerazione sugli “scarabocchi” a marchio PD

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Dipingere quei murales significò spendere soldi pubblici (a meno che questi artisti non abbiano lavorato a gratis per Icastica, e la cosa mi pare alquanto improbabile).

Cancellare quei murales significherebbe spendere altri soldi pubblici (vernice, mezzi, carburante, manodopera)
La sola presenza di Sgarbi associata alle iniziative del sindaco assessore, mi fa pensare ai soldi pubblici. O forse Sgarbi viene a inaugurare mostre a titolo gratuito?
(vedi inaugurazione “Il sogno di Theimer”) Sarebbe uno scoop!

E’ così urgente rimuovere (spendendo soldi pubblici) delle opere d’arte che donano colore alla città?

Il mio non è “partito preso”.
“Partito preso” è il loro, che vogliono cancellare qualcosa dalla faccia di Arezzo solo perché quel qualcosa porta il marchio di un partito che non è il loro.

Come fa notare qualcuno, quei murales sono un omaggio agli stessi muri che li ospitano, in quanto furono gli unici rimasti in piedi nella zona, dopo il terribile bombardamento del 12 novembre 1943: ma per loro la memoria non è importante, anzi sembrerebbe dargli fastidio.

Cosa pretendiamo da una giunta il cui sindaco ebbe il coraggio di dire alla stampa locale (che non alzò neanche un sopracciglio) “Gelli cittadino illustre”?

La memoria, noi Aretini, la perdiamo facilmente: dateci la ciccia in Fortezza e ci dimentichiamo di tutto.

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Pietro Aretino
Pietro Aretino
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco, che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: "Non lo conosco"! » (Ironica epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio[1]) È conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso (almeno per l'epoca), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso, tese a farlo apprezzare nell'ambiente cardinalizio che a lungo frequentò.
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