C’è una Antiquaria di troppo

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Per riempire le piazze d’Arezzo va bene tutto: giostre, autoscontri, trenini, ottovolanti, mangifici tedeschi con wurstel comprati all’Esselunga.
Tutto purché non si tratti di una edizione straordinaria della Fiera Antiquaria.
Farne tre del Saracino in piazza Grande si può.

Basta che ci sia il Giubileo della Misericordia e la rivocazione delle crociate di Goffredo da Buglione che a Gerusalemme di misericordia ne ebbe poca anche con i bambini degli infedeli, ed è subito fatta una edizione straordinaria.
Ma della Fiera Antiquaria no, non si può fare l’edizione del 25 aprile che in piena primavera un anno risollevò la Fiera dal coma.

Dove è ricaduta soprattutto quando diluvia come sabato e domenica, l’Antiquaria di febbraio.
Quella del 25 aprile non si può fare perché il Comune di Arezzo dovrebbe pagare qualche addetto due giorni in più.
No all’edizione che saluta la primavera, alla faccia del rilancio di un’Antiquaria sempre più snobbata dagli espositori: quel rilancio sbandierato dall’assessore al turismo Comanducci.

Se gli costa troppo tenere in vita quella che era la più importante Fiera antiquaria, il Comune può sempre fare come è successo con Oro Arezzo e Gold Italy, cedute a Vicenza e a Rimini.
Può sempre dare in gestione l’Antiquaria a Fiere di Parma, che Mercanteinfiera la tiene bene in vita.

Mettendo però per iscritto che poi l’Antiquaria di Ivan Bruschi si faccia sempre in Piazza Grande, invece che a Parma.
Almeno quando Piazza Grande è libera da edizioni straordinarie del Saracino o da mercati e mercatini, e quando nelle altre piazze non ci sono gli ottovolanti.

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