Chi è passato dal Corso Italia ieri pomeriggio, visto l’affollamento e la calca di persone, ha pensato a qualche manifestazione, magari degli azzerati di Bancaetruria.
Niente di tutto questo, c’erano centinaia di persone che attendevano di ritirare il biglietto per l’ intervista di Carlo Verdone al teatro Petrarca.
Sarà stato perché il biglietto era gratuito, o forse perché questa città ha bisogno di ridere, visto che sta perdendo pezzi in ogni settore.
Fatto sta che per un intero pomeriggio la folla ha occupato la parte alta del Corso e lo ha fatto nel modo più italiano possibile.
Cioè stando tutti appiccicati, bofonchiando, rumoreggiando, incazzandosi, scherzando ma stando in fila in modo disordinato e soffocante .
Mi chiedevo perché nella folla ci si deve stringere e non stare ad almeno cinque centimetri l’uno dall’altro?
Forse è un bisogno di affetto? Certo se ti si incolla alla schiena una ottava di seno ti senti protetto come da un airbag ma il flusso è continuo e anche gli odori sono variegati.
So che nell’autogestione del casino si doveva scrivere il nome ed il numero progressivo in un foglio arrivando addirittura a circa quattrocento iscritti.
Una voce flebile li chiamava uno ad uno come la distribuzione dei viveri in tempo di guerra ed una òla accoglieva chi usciva.
Forse se ci fosse stato Verdone avrebbe ricreato uno dei suoi personaggi, magari l’asfissiante Furio di Bianco Rosso e Verdone, pignolo oltre ogni ragionevole possibilità, quello che soffre di turbe maniaco-ossessive.
Ci sarebbe stato bene in mezzo a quella folla, puntigliosa, irregolare, dove ognuno aveva la sua ricetta per distribuire meglio i biglietti.
Una passione ritirare quei biglietti ma del resto il festival si chiama proprio Passioni!