I piddini di ARenzigrad, saltando il ponte, non della Chiana ma del 1° Maggio, sono andati alle primarie, numericamente dimezzati ma in forze, e giunti ai gazebo hanno plebiscitato Renzi, conferendogli un 80% che getta nell’autocommiserazione la componente di sinistra del partito, rimasta dentro la Federazione provinciale del PD.
Dato che mi piace la convinzione politica quando è resiliente ed è impassibile, nel senso che neanche il crack di Banca Etruria la scalfisce a livello locale, appena trovo uno dei concittadini di ARenzigrad mi congratulerò con lui, elogiando l’intenzione del suo Capo di “lasciare agli altri il monopolio della paura” e, conseguentemente, domanderò “Igor dov’è finito?”.
Lungi da me la cattiveria di mettere in discussione l’inizio di una storia nuova. Storia nuova quella del redivivo Renzi che m’ispira, però, come paragone il gigantesco cartellone apparso sulla facciata della sede direzionale dell’istituto di credito, che sta in via Calamandrei, per declamare anche in questo caso la nascita di una nuova storia sulle macerie della precedente storia.
Lungi da me questa cattiveria ma visto che tanti piddini di ARenzigrad sono andati a plebiscitare il nuovo Renzi più forte che mai, il quale intende “togliere l’Italia dalla palude”, ad uno qualunque di questi renziani, ciascuno dei quali rappresenta meglio di altri gli ideali dell’Italia di Renzi, mi sembra lecito domandargli la seguente cosa:
perché intanto che il governo Gentiloni tiene calda la poltrona di Palazzo Chigi all’uomo forte del PD (grillini permettendo e Berlusconi facilitando), lo Stato non scova nella palude Igor il Russo?, il pluriomicida braccato da migliaia di truppe delle forze speciali & convenzionali ma tuttora causa della paura che monopolizza noialtri?