Tra le tante manie, passioni o mode, a voi stabilirlo, ad Arezzo da qualche anno a questa parte è scoppiata quella del “running”, o più comunemente “la corsetta”.
Come per tutte le cose, l’aretino quando si fissa poi non si contiene, e da qui un escalation di comportamenti e azioni decisamente estreme.
Prima tappa: si reca da Decathlon e qui si compra di tutto, dalla tutina fluo alle scarpe con le luci, il porta telefono da spalla, fasce e bandane, contro il freddo, contro il caldo, contro il sudore, contro tutto.
Seconda tappa: il corridore, che fino a ieri al massimo ascoltava Vasco su Radio Subasio, si inventa dj, seleziona playlist di pezzi per il ritmo di riscaldamento, poi quella sostenuta per la corsa, poi quella per il defaticamento, roba che Guetta in confronto è un audioleso.
Terza tappa: scaricamento app sullo smartphone che monitorano battito cardiaco, consumo del fiato, ritmo del passo, falcata, mappa, calcolo percorso, statistica, che Dottor House ci fa na pippa.
Quarta tappa: sconvolgimento dei rtimi circadiani, ergo sveglia alle 4 per la corsa, oppure invece che cenare alle 20 via a correre con torce da test sulla statale, ricalcolo delle attività giornaliere per dedicarsi al running, con schemi simili a quello delle lodi orarie dei frati medievali nei conventi.
Quinta tappa: Basta ai bagordi di chianina, ocio e rocchio, diete da modella taglia 38, eliminazione vino, birra, pasta, carne, cibo, se si potesse passare alle flebo sarebbe una meraviglia.
Sesta tappa: Iscrizione a qualsivoglia maratona, amatoriale, camminata, passeggiata non competitiva, competitiva, ad eliminazione, specialmente se ha inizio alle prime luci dell’alba, di domenica, con la nebbia, magari anche con la pioggia.
Settima tappa: rompimento di palle a colleghi ed amici sull’importanza del movimento, dello sport, della dieta, delle rinunce, un mix tra Savonarola e Piero Angela, con conseguente allontanamneto dei suddetti, notoriamente cinture nere di lasagne e di taglio della bistecca.
Ottava tappa: se single (ma anche se sposati), pavoneggiamento con approccio sportivo alla donna /uomo incrociato al Prato, al Pertini, in strada, con esibizione tabella marcia e battito super e invece dell’invito a cena, invito ad una serata di marcia sulla Catona in notturna senza luci.
Nona tappa: dopo X mesi, il 70% dei soggetti si rende conto che ha buttato via tempo e soldi, non è dimagrito, non ha cuccato e si è perso cene e serate alcoliche meravigliose e dopo una crisi di coscienza, rivende tutta l’attrezzatura al mercatino del Calcit.
Qualcuno disse che lo sport fa male, forse non aveva tutti i torti.