“La misura è colma, se ne occuperanno i miei legali”.
Era appena uscito il libro “Poteri forti (o quasi) di Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera, e Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, aveva già annunciato una querela all’autore del libro che l’aveva messa tra i poteri forti (o quasi), scrivendo che da ministro aveva cercato di convincere Federico Ghizzoni ad aggregare BancaEtruria a Unicredit, di cui Ghizzoni era amministratore delegato.
E che si guardò bene da smentire.
La verità sarebbe venuta fuori solo che la Boschi avesse mantenuto le minacce di querela.
Sono passati otto mesi, due dalla scadenza dei termini per presentare la querela e della querela nessuno ha saputo più niente.
De Bortoli ha scritto e scripta manent.
Ma perché il sottosegretario alla presidenza del consiglio se l’è presa tanto per aver letto che si era data da fare per salvare BancaEtruria? Non può un deputato del territorio cercare di salvare una banca del suo territorio? Qualcuno insinua che voleva salvarla perché il papà era vicepresidente?
Ma lei era già ministro prima che papà facesse il vicepresidente: da potere forte(o quasi) anche come figlia avrebbe potuto sconsigliare papà di fare il vicepresidente.
Avrebbe evitato che BancaEtruria finisse nel tritacarne mediatico.
E avrebbe anche potuto caldeggiare il salvagente di Unicredit, senza essere costretta a minacciare querele che poi non ha neppure presentato.
Ma da potere forte e consigliere di fiducia di Renzi avrebbe anche potuto consigliare l’allora premier di impiegare meglio il pomeriggio di domenica 22 novembre 2015, magari andando allo stadio a vedere la sua Fiorentina.
Allora sì che avrebbe dato una mano a BancaEtruria: e invece quella domenica Renzi era con Padoan a Palazzo Chigi: in cinque minuti firmò quello che nessuno aveva firmato e nessuno ha più firmato in Europa: il bail in.
Nessuno gli disse che con quella firma imposta dalla commissaria europea stava smantellando BancaEtruria , 130 anni di storia del territorio dove è nata e felicemente cresciuta Maria Elena Boschi.
Se qualcuno gliel’avesse detto, anche se a dirglielo fosse stata la ministra, non sarebbero stati messi alla porta 62 mila piccoli azionisti della Popolare aretina e non sarebbero stati azzerati i risparmi degli obbligazionisti.
La commissaria europea se ne sarebbe fatta una ragione.
Arezzo si sarebbe tenuta ben stretta la sua banca, chi avesse dovuto rispondere di cattiva gestione, avrebbe comunque potuto risponderne agli organi di vigilanza, a quelli della giustizia, ai soci e ai risparmiatori.
E tutti, anche papà, si sarebbero risparmiati la gogna mediatica che dipinge Arezzo come Giotto la dipinse in preda ai diavoli.