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domenica, Aprile 20, 2025
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Critici d’arte divisi: la Baita tirolese è del Vasari o del Rossellino?

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Che in centomila siano andati domenica in piazza Grande per i mercatini tirolesi è ormai assodato.
Ma quanti fossero, tra i centomila, i turisti fortunati che tornando a casa potranno raccontare di aver visto in piazza Grande non solo le Logge e la fontana del Vasari, non solo il Palazzetto della Fraternita del Rossellino, ma anche una baita monumentale in stile Tirolo italo austriaco, non sarà facile saperlo.

rifiuti-baitaCircola voce, piuttosto, che siano tanti i critici d’arte che, dopo aver scoperto la baita, sono impegnati su due fronti opposti. Da una parte quelli che attribuiscono la baita al Vasari, puntando sulle linee cinquecentesche, dall’altra quelli che la collocano mezzo secolo prima e ci vedono la mano del Rossellino.
Potrebbero però sbagliarsi sia i primi che i secondi: c’è chi, dopo uno studio più attento, pensa che la baita appartenga a una delle due scuole del Vasari o del Rossellino.

Allievi dell’uno o dell’altro, scesi giù dal Tirolo per imparare nelle botteghe dei due grandi artisti. Prima o poi verrà fuori il vero autore.
Intanto, ma sono sempre voci che circolano, si starebbe formando un comitato per la valorizzazione e l’utilizzo del monumento architettonico appena scoperto.
Ne farebbero parte tutti quelli che hanno tagliato il nastro del mercatino: autorità non solo cittadine ma anche regionali.

Queste avrebbero messo l’occhio sulla baita architettonica per utilizzarla come alloggio degli atleti delle prossime olimpiadi invernali: nel caso in cui riuscissero a portarle in Toscana strappandole a Torino che vorrebbe fare il bis a otto anni di distanza.
La Toscana avrebbe l’appoggio di Kitzbuhel se non altro per l’asse Arezzo- Tirolo. E, visto che una baita in Piazza Grande c’è già e anche d’autore, se pure da definire, il comitato organizzatore invece che puntare sulle piste dell’Abetone o dell’Amiata, sarebbe già orientato su impianti da costruire a Poti.
Almeno in appoggio a quelli del Pratomagno.
E poi si dice che con l’arte non si mangia!

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