Sono le 18 e 30, la gente per Arezzo è in giro, tanta gente, che si aggira stranita nella parte alta della città, perchè a quell’ora ancora buona per gli acquisti, i banchini della Fiera sono già chiusi e impacchettati con i teli verdi.
Non manca la luce, lampioni e vetrine ne forniscono la giusta quantità, ma evidentemente ai fieristi pare poca, pochissima, perchè sono già scappati dalle strade.
Sono come Dracula al contario, appena fa buio terrorizzati spariscono in fretta, abbandonano il campo, svaniscono come la polvere nel vento.
Se alle 18 e 30 tutto tace, forse gli affari sono andati così bene che non gli importa più aggiungere denaro al denaro guadagnato.
Oppure, molto più plausibile, gli affari sono andati male o malissimo, quindi scoglionati dall’andazzo, hanno preferito consolarsi con una cena anticipata, stile ospedale.
A parte la dissennata politica di sparpagliare i pochi banchi (ogni anno sempre meno) invece di raggrupparli, bloccando anche una via intera per due postazioni, ci si dovrebbe interrogare se la Fiera Antiquaria, in questa formula, ha ancora un senso pratico.
Se al primo buio tutto viene sbaraccato in fretta e furia, una domanda nasce spontanea: ma rende o non rende ?
La pagnotta viene guadagnata al netto delle spese oppure si trascina stancamente un attività ?
Per chi scrive la Fiera è un appuntamento che ormai è svuotato del suo significato originale, un cadavere in agonia, ma se per qualcuno non è così, bisognerebbe ripensare le modalità.
Altrimenti cali il buio….in Fiera.