Pd, una voce dal loggione dell’assemblea degli iscritti: “Il 18 per cento è ancora troppo”

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Il Pd di Renzi è come quel pugile suonato che crolla ogni volta al tappeto, si rialza, barcolla sul ring, guarda i suoi secondi contento: “Sì, avrò anche perso, ma quante botte gli ho dato a quel poveraccio che ha vinto”.

Che Renzi e i suoi pretoriani non sia siano ancora accorti di essere finiti al tappeto insieme a quello che fu il Pd ogni volta e dovunque ci fosse una elezione, è una questione ben nota ad Arezzo, dove i renziani del cerchio più magico d’Italia tre anni fa furono i primi a crollare al tappeto insieme al pd contro Ghinelli: ma se non si sono ancora accorti di aver perso il Comune di Arezzo tre anni fa, quando erano tutti armati di ruspe da rottamazione, quanto ci metteranno ad accorgersi che alla rottamazione, dopo il candidato a sindaco Matteo Bracciali, ora c’è finito anche il loro ex deputato Marco Donati: quanto ci metteranno ad accorgersi che a rappresentare Arezzo alla Camera ora c’è un deputato di Berlusconi?

A presiedere i lavori dell’assemblea degli iscritti del Pd, ieri sera riunita per valutare le conseguenze dell’ultimo dei ko seriali del Pd di Renzi, c’erano i primi responsabili del disastro, c’era perfino uno dei più raffinati strateghi del Pd nazionale, Andrea Romano.

La sintesi più realistica dei lavori dell’assemblea è arrivata a metà serata da uno degli iscritti in fondo al loggione: “Il 18 per cento al Pd?
E’ troppo”. Non si può ancora parlare di rottamazione.
Ancora un po’ di pazienza: basta tornare a votare.

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