Ad Arezzo, salvo qualche caso raro e sempre meno frequente, l’informazione non paga.
Non paga sul serio, nel senso che non caccia un guadrino per i lavoratori, paga non pervenuta, il sciur padrun lascia in bianco e non le sue braghe.
Le fonti dell’Ortica, gole profonde dentro tv, giornali, web, blog e radio, ci riferiscono di una situazione del mondo del giornalismo aretina davvero tragica.
Senza fare i nomi, anche se conosciamo benissimo chi e perchè, sappiamo che una testata prestigiosa qui da noi è stata messa in vendita, ma pare che nessuno se la voglia comprare.
Un altra testata altrettanto prestigiosa non paga da quattro mesi lo stipendio ai suoi giornalisti, che a marzo hanno riscosso il mese di dicembre, pur se l’editore di soldi ne ha parecchi, ma pare non voglia cacciarli.
Un altra testata prestigiosissima ha pochi privilegiati giornalisti strapagati e un esercito di collaboratori precari a “zero tituli”, così come la sua concorrente pare.
Un altra testata super prestigiosa ha diversa gente che vi scrive solo per la vanità di vedere la propria firma in calce, perchè costoro sono ricchi di famiglia, e per noia, visto che campano benissimo anche senza fare un cazzo.
Un altra testata prestigiosa al cubo ancora, non arriva a fine mese nonostante tutto, e i suoi giornalisti devono tirare a campare facendo ufficio stampa dove possono, alcuni per merito, altri per mera raccomandazione.
In più alcune giornalisti “banderuole al vento”, si sono venduti a destra e manca al migliore offerente, ma pare che facciano una discreta fame con le pezze al culo, tronfi comunque dell’immagine pubblica che vogliono impressionare.
Dulcis in fundo, con tutta questa giostra di “segreti di pulcinella”, una cosa è comune a quasi tutti i lavoratori di queste testate: la qualità media del lavoro prodotto è scarsa se non indecente.
L’informazione non paga, ma visti i risultati, forse un male non è.