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Cosa succede nelle banche aretine dopo la tempesta

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C’è stato uno tsunami nel nostro territorio che ha portato via denari dei risparmiatori e distrutto banche che costituivano una ossatura importante per l’economia locale.

Quello che sta avvenendo ora è però molto più sinuoso ma non meno pericoloso.

Le banche mettono a dura prova la pazienza degli aretini, considerati incolti finanziariamente, che devono evolversi, ma come pare a loro.

Ne è un esempio la banca che ha comprato Bancaetruria per meno di un euro, che sembra ritenere la filiale, cioè il luogo fisico dove il cliente si reca per le normali operazioni bancarie, solo un costo inutile perché la gente deve operare solo tramite rete e lo sportellista è solo un residuo del passato.

Non importa quanto sia diffusa nel nostro territorio la cultura digitale perché la banca sarà disposta ad offrirti l’operatore fisico solo se hai soldi da investire.

Certo fa “fico” la firma digitale che i residui sportelli mettono a disposizione.
Firma digitale che vuol dire che la documentazione della tua operazione non ti viene consegnata subito ma ti arriva nel web tramite e-mail.
Così si risparmia la carta, si dice.
Giusto, peccato che per una serie di rapporti, soprattutto all’accensione, nella tua e-mail ti arrivano decine e decine di pagine per una singola operazione che leggerle nel monitor ti farebbero ipnotizzare come in certi fumetti di topolino e se le stampi è tutto a carico tuo, un ulteriore costo e ci passi anche come un anti-ecologista.

Perché la modernità è solo nello strumento ma la incapacità di sintesi, di evidenziare solo le cose veramente importanti, senza mettere in ogni contratto tutta la disciplina giuridica per salvare il culo della banca, è vecchia come il cucco.

E così il cliente è ancora una volta in balia di situazioni che cercano di farlo passare per retrogrado, poco informato, o forse solo ingenuo.

Le banche hanno bisogno di riacquistare fiducia.
Nei sondaggi sono poco sopra la sfiducia che la gente ha nella politica.

Il sindaco Ghinelli ha lanciato un grido d’allarme alla UBI, denunciando che l’inserimento nel nostro territorio non è ancora avvenuto.
Ma sappiamo che il sindaco non è tanto ascoltato come avvenne nella vicenda delle obbligazioni azzerate e le sue lettere agli organi dello stato rimaste senza risposta.

Forse le associazioni di categoria dovrebbero essere più presenti anche come tutela dei propri associati.

Ma si ha l’impressione che i clienti delle banche siano sempre più frastornati, lasciati soli, insieme ai bancari sempre più precari e sotto stress.

Come è lontana la canzone dei Gufi:
Io vado in banca, stipendio fisso, così mi piazzo e non se ne parla più!

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Luciano Petrai
Luciano Petrai
Di professione “curioso”, ha attraversato negli anni ’80 le speranze ecologiste collaborando attivamente con gli Amici della Terra – Italia. Ha cavalcato le delusioni politiche e sociali attraverso una buona dose di auto-ironia e di sarcasmo. Attualmente fa parte della redazione del periodico “Essere” ed esprime note e lazzi in una frequentata pagina facebook . Ed ora l’esperienza ne “L’ortica” per continuare a pungere divertendosi.
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