La sagra del caciucco divide ancora una volta il PD

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In coda alla sagra

Una delle poche sagre dove il PD si auto-festeggia è senza dubbio quella del “cacciucco” a Renzino di Foiano della Chiana.

Ora, già fare una festa di partito in un luogo chiamato “Renzino” può comportare polemiche perché sembrerebbe voler rendere simpatico il famoso “bomba” di Firenze.

Oltretutto utilizzare il cacciucco, tipico piatto della tradizione livornese , non è certo di buon auspicio per chi sa qualcosa della storia di quel partito, dove già nel 1921 iniziarono le scissioni.

E poi il luogo, Renzino, dove ancora si ricorda la resistenza foianese contro le angherie fasciste e quando i “ribelli di renzino” decisero di armare i propri fucili da caccia e appostarsi lungo la strada per sfogare tutta la loro indignazione contro i soprusi che venivano perpetrati alla popolazione.

Certo, a quella sagra il cacciucco è buono, devi solo aver pazienza per le lunghe file, quelle file che oramai il PD non vede più da nessuna parte.

E non si può fare il confronto con il pesce fritto delle vecchie feste dell’Unità del Prato, dove andava anche il sindaco Ghinelli, perché si spendeva poco.

Il cacciucco è più rosso, più saporito, non lascia indifferenti e ricorda emozioni più intense, aspettative più vaste.

Siamo certi che Renzi non andrà a Renzino, ma dovrebbe, anche solo per respirare per un attimo nei luoghi storici dove esisteva un partito vero, fatto di partigiani e di militanti, che non facevano parte di nessun giglio magico ma solo di un popolo che voleva essere libero.

 

 

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