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sabato, Aprile 19, 2025
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Sanremo e la sindrome provincialistica dei media locali

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Un brutto vizio dei media locali, che perdura da molto tempo, è l’estrema provincialità nel trattare i temi nazionali ed internazionali, ingrandendo ed esaltando elementi locali aretini, quando la loro rilevanza è davvero minima.

Caso emblema di questi giorni è l’enorme tam tam mediatico dato per il Festival di Sanremo, per la presenza dei quattro della Giostra del Saracino, due sbandieratori e due tamburini, nella coreografia del brano degli Zen Circus.

Da come scrivevano i soloni locali sulla carta stampata e sul web, sembrava che tutta l’attenzione dei milioni di spettatori fosse rivolta solo a loro.
Bella coreografia, certo, ma una goccia nel mare magnum di esibizioni, performances e sketch della 4 giorni canora.

Così come l’esaltazione di Motta e Zen Circus (erroneamente considerati aretini da molti, ma di fatto pisani e livornesi), come salvatori della patria, solo perché sotto contratto da un etichetta discografica indie aretina.
Artisti che alla fine si sono piazzati maluccio anonimamente tra la metà e la fine della classifica.

Discorso a parte per i Negrita, certo artisti affermati e giustamente esaltati ad Arezzo, che alla fine sono arrivati nelle ultime posizioni, ma che se qui sono eroi, magari altrove sono solo uno dei tanti.

L’obbiezione è che in ogni provincia i media locali esaltano quello che è del territorio, ma se non si esce da questo errato modo di fare informazione, l’obbiettività e la giusta scala di valore delle cose se ne va beatamente a puttane.

L’informazione locale spesso è pessima perché dalla montagna partorisce il topolino, e se invece di guardare al titolone per due copie in più o per un click, forse la qualità aumentando gioverebbe a tutti.

Appello che credo cadrà nel vuoto, come un colpo di tamburo nel deserto.

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Il Burattino
Il Burattino
Giocatore incallito di verbi e parole, iconoclasta e irrispettoso, non si piega e non si spezza, specialmente quando il gioco si fa duro, egli comincia a giocare. Abituato a prendere botte si difende a colpi di mazza, poliglotta e multietnico, è forse il primo immigrato di Arezzo dalle calde terre dell'Africa.
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