Una volta lo scemo del paese sparlava al bar e il tutto restava dentro le quattro mura, tra un bicchiere di vino, un moccolo e una partita a carte.
Ora a questa categoria, con una connessione internet a buon mercato, si è spalancato un mondo ove dare fiato alle cazzate che dice, spargendole ai quattro venti.
Teatro di questi episodi di demenza è stato recentemente, una pagina Facebook, un gruppo chiuso, in cui si parla di Arezzo e di quel che vi succede.
Succede che, a seguito di un articolo che ho scritto, questo, in cui raccontavo un fatto vissuto in prima persona, condividevamo con l’Ortica l’articolo in questo gruppo.
I commenti si sono sprecati, ognuno ha dato la sua opinione e va bene così.
Ma ad un certo punto qualcuno ha oltrepassato i limiti, insultando e sbraitando contro alcuni utenti, tra cui il sottoscritto.
Tra minacce di denunce, in stile “lei non sa chi sono io”, attacchi e denigrazioni gratuite a me ed ad altri, alla fine il mio profilo è stato cancellato da Facebook, e il sospetto che sia partito dalla segnalazione di utenti aretini di quel gruppo c’è.
Mossa vigliacca da parte di chi, evidentemente non in grado di fare pace tra la bocca e il cervello, ritiene necessario per fare tacere parole a lui scomode che lo qualificano come un meschino.
Forse per l’utente X, non pagare un biglietto di un autobus è lecito, se a non farlo è il Lucertola, infamare qualche pensionato che ha protestato perché il biglietto lui l’ha pagato evidentemente no.
Tra gli utenti questo X è stato quello che, tra minacce e altre offese, si è reso più molesto per tanti che commentavano civilmente, a differenza sua.
Evidentemente il Lucertola è un suo amico, magari a volte bevono insieme qualche drink, e va benissimo.
Se così gli piace, può pagargli un abbonamento così potrà usare i bus senza problemi.
Viva i giustizialisti aretini senza ironia, i soloni della città, che usando metodi vigliacchi come la segnalazione in stile “soviet comunista URSS”, si lavano la coscienza.
La tecnologia ha fatto tanto bene, ma a qualcuno ha fatto bere il cervello in cinque minuti.
Essendo un gruppo chiuso a seguito di un articolo che ho scritto, questo in cui raccontavo un fatto visto con i miei occhi, il pezzo veniva postato in un gruppo Facebook relativo ad Arezzo.
I commenti si sono sprecati, ognuno ha dato la sua opinione e va bene così.
Ma ad un certo punto qualcuno ha oltrepassato i limiti, insultando e sbraitando contro alcuni utenti, tra cui il sottoscritto.
Tra minacce di denunce, in stile “lei non sa chi sono io”, attacchi e denigrazioni gratuite a me ed ad altri, alla fine il mio profilo è stato cancellato da Facebook, e il sospetto che sia partito dalla segnalazione di utenti aretini di quel gruppo c’è.
Non pagare un biglietto di un autobus, per qualcuno è lecito, infamare qualche pensionato che ha protestato perché il biglietto lui l’ha pagato e loro no, sembra normale.
Tra gli utenti qualcuno è stato quello che, tra minacce e altre offese, si è reso più molesto per tanti
che commentavano civilmente, a differenza sua.
Evidentemente il Lucertola è un suo amico, magari a volte bevono insieme qualche drink, e va benissimo.
Se così gli piace, può pagargli un abbonamento così potrà usare i bus senza problemi.
Viva i giustizialisti aretini senza ironia, i soloni della città, che usando metodi vigliacchi come la segnalazione in stile “soviet comunista URSS” si lavano la coscienza.