Conforta aver appreso che, dopo alcuni mesi di indagini, i Carabinieri del Nucleo Operativo di Arezzo sono riusciti a risalire e ad arrestare i due autori di alcuni furti di slot machines, che, entrando nottetempo nei bar ove erano allocate, le sradicavano e le caricavano su un furgone (anch’esso rigorosamente rubato), per poi aprirle in luoghi isolati, svuotarle del loro contenuto e abbandonarle.
Un contenuto, però, a quanto sembra, misero misero, se è risultato che gli uomini dell’Arma hanno sequestrato ai due arrestati circa 700 euro in monete da 50 centesimi, un euro e due euro.
Si potrebbe obbiettare che, poiché gli arresti sono avvenuti a distanza di 7-8 mesi dai furti, il bottino deve essere stato senz’altro maggiore: questo è vero, ma – diciamo noi – pur sempre poca cosa, se si considera che è risaputo che le macchinette non contengono banconote e che i furti sono avvenuti di notte, allorché e’ pensabile che i gestori degli esercizi commerciali, a fine giornata, avessero già prelevato l’incasso.
Si pone, quindi, un appassionante interrogativo: si tratta di due comuni ladri, che, ridotti in miseria, hanno rischiato la galera per pochi spiccioli, oppure siamo di fronte a due giocatori incalliti e pure giustamente incazzati, che, avendo subito forti perdite a causa delle terribili macchinette mangiasoldi, hanno deciso di vendicarsi sulle stesse e su chi ne trae profitto ? Noi propendiamo per questa seconda ipotesi, che è dimostrata dalle modalità dei furti (lo sradicamento, la distruzione e l’abbandono degli apparecchi).
E, allora, se venisse confermata questa ipotesi, pur spiacenti per chi ha sofferto il danno dalla perdita delle slot machines e senza con questo aver la pretesa di dare suggerimenti a chi non ne ha bisogno, i difensori dei due arrestati, nell’inevitabile processo a carico dei loro clienti, potrebbero invocare – non tanto l’assoluzione, perché i ladri, anche se un po’ bischeri, non possono essere prosciolti – la circostanza attenuante comune di cui al n. 1 dell’art. 62 c.p., ovvero aver agito per motivi di particolare valore morale o sociale, dato che, con la distruzione di quelle slot machines, hanno fatto un favore alla comunità, impedendo che altri si possano rovinare.
Oppure l’attenuante di cui al n. 2 dello stesso articolo, ovvero l’aver agito in stato di ira, determinato dal fatto ingiusto altrui, che è quello commesso dalle macchinette, di essersi inopinatamente trattenute i loro bei soldoni.