Ma cos’è il Saracino?

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Una rievocazione storica?
No davvero.
Ad Arezzo i mori (Saraceni) non sono mai arrivati.

E’ forse la riproduzione di un torneo cavalleresco medievale?
In piccolissima parte sì, ma sostanzialmente no.

In realtà è un gioco, una gara, costruita come se fosse una rievocazione.
Tutto è finto, compresa la quasi ridicola disfida che l’araldo legge con tanta enfasi.

Ma a questo gioco nato (più o meno così come lo vediamo oggi) in epoca fascista, gli aretini sono affezionati e in epoche in cui il calcio cittadino è costretto al purgatorio, soprattutto i giovani gli dedicano un sacco di tempo.

Cene a profusione, propiziatorie o no; balli sfrenati; birra e vino a fiumi, ubriacature stordenti.

Il Saracino è comunque una creatura aretina, profondamente aretina, capace di sollecitare il botolo ringhioso che è in noi.
Ci sarebbe da auspicare un approccio più leggero da parte di alcuni, ma non si può avere tutto.

E allora giochiamo seriamente e tifiamo fino all’ultimo respiro, che non è peccato.

2 Commenti

  1. Il Saracino costituisce, ad Arezzo più che altrove, una tradizione, “raccattata” e rinnovata nel 1931 dagli intellettuali del Fascismo locale; impedendole da allora di tornare a nascondersi tra le pieghe del tempo, come accaduto a più riprese dal 1535, anno in cui un documento storico aretino ci parla per la prima volta di Giostra al Buratto.
    Come ogni tradizione «non si può ereditare, e chi la vuole deve conquistarla con grande fatica».
    La Disfida che possiamo ascoltare dalla voce dell’Araldo ci è giunta in un testo a stampa del 1678.

  2. Mi permetto di dissentire con la citazione di Eliot; non basta citare qualcuno per dare piena autorevolezza alle proprie parole, come a voler dire: l’ha detto tizio allora è così; è da vedere il contesto, il cotesto, e tante altre variabili. A mio avviso le tradizioni, per definizione – al contrario – si ereditano, si consegnano appunto, dal latino traditio, da cui anche traducere-tradurre, consegnare, portare da una lingua ad un altra. Ebbene si, le tradizioni si ereditano. Poi ognuno può fare ciò che vuole di quanto eredita, questo sì… Inoltre in città è ormai arcinota la stampa di epoca Napoleonica in cui è rappresentato un primigenio Jeux du Sarrasin che si svolgeva al Prato.

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