I commercianti aretini si lamentano perché le presenze turistiche quest’anno sono diminuite sensibilmente.
Lo fanno i singoli esercenti, ma ora anche le loro organizzazioni sindacali.
Sì, per esempio proprio quella Confcommercio che è culo e camicia con l’amministrazione comunale e lamenta il calo, e chiede protezione per i negozi classici, quelli autonomi, che non fanno riferimento a catene internazionali.
“Sono rimasti pochi e vanno tutelati perché costituiscono, tra l’altro, una attrazione turistica di rilievo.”
Cosa significa tutelarli, cara Anna Lapini
(presidente direttamente interessata con il suo negozio in Corso Italia)?
Forse alleggerire loro le tasse?
Ma non sarebbe meglio obbligarli a conoscere un po’ di inglese e di cortesia?
Tra il Tirreno e l’Adriatico fino a oggi siamo stati più vicini al primo, quanto a capacità di accoglienza e interlocuzione con gli ospiti.
Ma il problema dei piccoli negozi è un problema di mercato, proprio quel mercato che la Confcommercio vede come una religione, quando non gli si ritorce contro.
E’ la legge del mercato che li uccide…
Quanto al Comune ricordiamo che questo è l’anno della fondazione Arezzo inTour, quella che avrebbe dovuto incanalare un maggior numero di turisti verso la città di Guido Monaco e Giorgio Vasari.
Funziona?
Batte colpi significativi?
Per il momento non sembrerebbe.
Speriamo che almeno lì non si sprechino denari inutilmente.