Gli alberi e il verde dovrebbero essere una risorsa e un elemento importantissimo per una città, ma la cura e la manutenzione deve essere altrettanto curata e periodica.
Evidentemente a questa amministrazione di “alti fusti” importa più quelli metallici della torre al Prato, che quelli legnosi degli alberi.
A San Niccolò, lo spettacolo che si presenta è quello di un vero e proprio “massacro”.
A terra, come cadaveri, giacciono moltissimi alberi, tagliati ed ammassati, per incuria e mancanza di manutenzione, recintati come in un thriller o a CSI con il nastro bianco e rosso.
Fare la conta è difficile, sono davvero tanti, che se fossero stati curati e sorvegliati per bene, non avrebbero fatto questa brutta fine.
Il tutto tra le sterpaglie e l’erba alta, incuria ed abbandono che si aggiunge a questo taglio indiscriminato.
Un applauso a chi governando Arezzo abbaglia la gente con luci, ruote e torri, ma non vuole salvaguardare il bene più prezioso, ovvero la natura e il verde.
Questa “strage” fa male davvero, ed esige una risposta e una spiegazione.
Il Mastro Titta degli alberi che abbiamo ad Arezzo ne sa certamente qualcosa.
A questi manigoldi degli alberi gli ha dato noia anche un tiglio, potato in modo sconcio.
《Gli dà noia il sole, gli dà noia la pioggia, gli dà noia il vento, e se potessero, se comandassero in tutto e per tutto loro, non ci sarebbe nemmeno più il clima, le stagioni, il tempo, ma soltanto una cupola grigia e fuligginosa sopra la città. E perché sia così costantemente operano.》 (Luciano Bianciardi – La vita agra).