La celiachia è una malattia che porta a una infiammazione cronica dell’intestino dovuta all’ingestione di glutine e che si manifesta con diarrea cronica, dolore addominale, gonfiore addominale, astenia e ritardo della crescita nei bambini.
Ed è genetica.
In Italia solo circa 200 mila persone sono celiache.
I prodotti senza glutine vengono però acquistati in Italia da sei milioni di persone.
E si spendono 105 milioni di euro in prodotti specifici senza essere malati.
In pratica per ogni italiano che soffre di celiachia certificata ce ne sono 30 che consumano alimenti privi di glutine senza averne bisogno.
Eliminare del tutto i carboidrati contenenti glutine, se si è sani, non è però una buona idea.
Una dieta senza glutine può comportare una riduzione di proteine, fibre, folati, niacina, vitamina B12, riboflavina, calcio, ferro.
Negli Usa il 44% dei consumatori comperano prodotti gluten free e il 65% li ritiene più salutari.
L’industria senza glutine a livello mondiale è passata da un valore di 1,7 miliardi di dollari nel 2011 a 3,5 miliardi nel 2016.
E si prevede raggiungerà i 4,7 miliardi nel 2020.
Si è creduto servissero a perdere peso e a permettere migliori prestazioni sportive.
Qualcuno ritiene migliorino anche le funzioni cognitive, oltre all’aspetto.
Una dieta prova di glutine, oltre a essere più povera in fibre e minerali, è più ricca in grassi saturi, sodio e calorie.
Poi ci sono le caratteristiche dei prodotti che vengono venduti: i dolci per celiaci sono spesso più ricchi in calorie, zuccheri, sodio e grassi per compensare la mancanza della proteina e migliorarne sapore e consistenza.
E il riso, spesso usato al posto della pasta, ha un indice glicemico superiore .