Oggi, 1° maggio, è la Festa dei Lavoratori.
La storia di questa data affonda le sue radici nel 1867 quando proprio il 1° maggio entra in vigore nello stato americano dell’Illinois la legge che prevede le 8 ore lavorative.
Il 1° maggio 1887 ci fu uno sciopero a Chicago e la polizia, chiamata a sedarlo davanti alla fabbrica McCormick, sparò uccidendo due lavoratori che vi partecipavano.
Passano 3 anni ed il Congresso di Parigi dichiara ufficialmente il 1° maggio Festa Internazionale dei Lavoratori. In Italia viene ratificata ed adottata due anni dopo.
Durante il ventennio fascista la data viene anticipata al 21 Aprile facendola così corrispondere alla nascita di Roma ed anche l’intitolazione è variata in “Natale di Roma – Festa del Lavoro” e diviene giorno festivo a tutti gli effetti.
Nel 1945, al termine del conflitto mondiale si torna a celebrare la Festa dei Lavoratori il 1° maggio mantenendola festiva.
Oggi è una Festa dei Lavoratori che ha un sapore diverso da quello a cui ci eravamo abituati in questi 75 anni. Abbiamo passato anni bui, nei quali il lavoro è stato precario, abusato, i diritti dei lavoratori calpestati più o meno maldestramente.
Ci sono stati 1° Maggio di lotta per il mantenimento di posti di lavoro messi in dubbio da crisi economiche ma mai come oggi ci siamo trovati a festeggiare senza il soggetto principe della Festa: il Lavoro.
Lavoro inteso in tutte le sue sfaccettature e forme.
Il professionista come l’impiegato, il grande imprenditore al pari del piccolo artigiano o del commerciante, l’operaio, lo stagionale, il precario, il lavoratore dello spettacolo e lo sportivo. Tutti, nessuno escluso, oggi vedono seriamente a rischio il loro Lavoro.
Il presente così come il futuro risultano quantomai nebulosi.
Oggi si festeggia la speranza di ritrovare il lavoro.
Il coronavirus ci sta privando della nostra libertà, dei nostri affetti ma soprattutto ci sta privando del nostro futuro.
Quale futuro potremo avere se molti di noi saranno costretti a chiudere le loro attività, o la chiuderanno le fabbriche dove lavoravamo.
In alcuni settori siamo poi abituati a vedere chi vi lavora come un privilegiato.
Pensiamo a spettacolo e sport dove ci fermiamo a giudicare solo la prestazione del campione o del grande cantante e attore dimenticandoci di tutti gli invisibili che prestano la loro opera affinché si giochi una partita o si tenga un concerto.
Spesso sono stagionali senza neppure la possibilità di attingere ai cosi detti ammortizzatori sociali.
Oggi festeggiano anche i lavoratori e gli imprenditori del turismo anche loro fortemente penalizzati dalla situazione attuale.
Una stagione persa che non recupereranno mai.
Tante storie ognuna diversa dall’altra ma con un unico denominatore: l’incertezza sul lavoro futuro.
Un 1° Maggio diverso da sempre.
Triste ma non rassegnato.
Un 1° maggio dal quale partire per una avventura nuova; perché di certo il lavoro e la nostra vita dopo il coronavirus non potranno essere e non saranno più quelli che erano prima.