Parliamo di eleganza e prendiamo in esame lo strumento paradigmatico, l’oggetto principe di questi primi mesi del 2020: la mascherina sanitaria anti-Coronavirus.
Nella nostra infanzia, la mascherina veniva indossata solo dai grandi chirurghi, alla Christian Barnard, quelli che in televisione arrivavano affranti e sudati dopo sette ore di operazione e togliendosi i guanti dicevano: “Abbiamo fatto il possibile, ma purtroppo il cuore non ha retto…”. Ora invece la mascherina la portiamo proprio noi, e siamo anche gli untori, o addirittura i portatori sani della nuova peste bubbonica.
Superata una prima fase di imbarazzo sanitario, la mascherina è già diventata il simbolo d’un mondo nuovo: misterioso, seducente, ludico per certi versi, inquietante e soffocante per altri.
Ma il punto è un altro.
In un Paese come l’Italia, patria del Bel Canto e della Moda, secondo voi basta che la mascherina funzioni come presidio medico (FFP1, FFP2, FFP3), oppure conta anche il taglio, l’eleganza e l’indossabilità?
Ecco che entra in campo il dandy.
Ce lo vedete un elegantone con una mascherina di carta velina di color cilestrino, stropicciata e mezza a ciondoloni con un orecchio dentro e l’altro fuori, gli occhiali appannati e l’elastico che sega il padiglione auricolare?
No, no, no.
Oggi il neo-dandy ha un compito difficilissimo: deve difendere la bellezza, la dignità e l’eleganza in un mondo ove tutti i parametri sono saltati.
Non bastava l’iperkitsch, il cattivo gusto portato a sistema, ove la categoria dell’etica e quella dell’estetica si confondono di continuo.
Nella temperie odierna il fashion system italico va difeso, incoraggiato, risollevato.
La mascherina è già strumento di tendenza, supporto artistico e piattaforma di storytelling. Scommettiamo che le grandi maison della moda proporranno le loro collezioni di mascherine autunno inverno 2020?
Leopardate, animalier, muccate, camouflage, naif, espressioniste, minimaliste, arte povera, in latex, di cartapesta a Viareggio, in organza, di goretex per l’outdoor, in legno di pino cembro a Cortina, in canapa biologica e indiana.
Rock in pelle nera, smart color arcobaleno, steampunk in acciaio Corten, di seta rossa per il prossimo San Valentino.
Coraggio il meglio è passato, ovvero “Covid ergo Zoom”.
MASCHERINA PER NON AMMALARSI realizzando un efficace strumento autarchico e sostenibile con riciclo vintage.
Ecco una mascherina camouflage modello Squadra caccia al cinghiale autoprodotta da FMR (taglio) e Claudia (cucito), recuperando la tela di un ombrello rotto (strato esterno antipioggia) e un paio di vecchie mutande vergini (due strati interni) con sanificazione conclusiva.
Il mimetismo è afferente a quello del macchione dell’Alpe di Catenaia, bosco ceduo areale centro italia.
Comoda, sicura, sobriamente elegante.
“Ecco una mascherina color nero inferno che si trasforma in pochette da taschino per uomo.
Ovvero come prendere due piccioni con una fava, risparmiando e riciclando, per una eleganza contemporanea assoluta.
Così poi non vi dimenticherete mai la mascherina.
Gli occhiali neri sono per tutelare la privacy”.
E la chiamano estate…
Eccovi una mascherina beige tessuta in lino irlandese.
Freschissima, elegante e, soprattutto, a norma, per un’estate che si presenta infuocata.
La mascherina viene abbinata ton sur ton ad un copricapo della tradizione mediterranea.
“Il sole bacia i belli”, almeno così asseriva Bukowski.
Politecnico di Milano… Istituto farmaceutico militare di Firenze… Università di ‘Stica…
Materiali. test. elettrostatica. micron. droplet. fisica.
che senso ha tutto questo davanti alla bellezza? basta questa, ed è subito D.P.I.
Petronii di tutto il mondo, unitevi. Necessitiamo un nuovo arbiter elegantiae.
Perchè se ci indignamo davanti ad un presidio medico a 0,61 €, ne sputtaniamo volentieri molti di più per un oggettino trendy, con buona pace dell’efficacia e degli istituti in precedenza scomodati per la ricerca.