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Francesco Maria Rossi fonda il Museo della Mascherina

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Lo scorso 25 maggio – giorno del suo genetliaco assieme a Tito, padre Pio e il mago Zurlì – Francesco Maria Rossi ha fondato il primo Museo Itinerante della Mascherina.

Un gesto importante (ha visto fra l’altro il patrocinio dell’Uomo Mascherato) che ha come nucleo propulsivo la collezione privata del performer casentinese, oramai sulla bocca non di tutti, ma solo di se stesso, come da normativa Covid-19.

Considerando che lo strumento sanitario dell’estate 2020 potrebbe avere un utilizzo sulla lunga durata, Francesco Maria Rossi fa un appello per chiunque voglia donare al museo qualche mascherina particolarmente preziosa, meglio se sanificata.
Egli conosce bene la differenza fra cronaca ed eternità, perciò verranno accettati anche doni in natura, come salumi, pecorino, olio novo e vino del contadino.

Nelle foto in calce potrete ammirare alcune delle mascherine e monture più utili ed eleganti, ovvero qualche consiglio di moda per i vostri futuri outfit.
Naturalmente, come Museo di Se Stesso, la struttura museale coincide con la persona stessa di Francesco Maria Rossi: esso è visitabile perciò in itinere, quando esce di casa.
Va a letto tardi e dorme poche ore: per il resto fa orario continuato.

Montura déjeuner sur l’herbe

Per il vostro ponte del 2 giugno, cosa c’è di meglio di un bel picnic nella verdissima campagna toscana?
Sicurezza, eleganza e sostenibilità ambientale: la signora Masha del Tabarrino di Indicatore ci ha aiutato donandoci una splendida mascherina della tradizione boema (Repubblica Ceca) con un pattern a quadri bianco/rosso che ricorda quello delle tovaglie rurali balcaniche (ma anche chianine) e che con la sua dimensione oversize consente di affrontare anche il virus più temibile.
E’ talmente grande che vanta persino una tasca interna ove inserire il tovagliolo. Il tutto viene abbinato alla tradizionale coperta da stendere sull’erba (qui di ispirazione Masai) e al cestello in vimini (il picnic hamper anglosassone) contenente tutto il necessario.
I viaggiatori del Gran Tour esibivano esclusivamente pezzi in porcellana, cristallo e argento. I morti di fame come noi possono accontentarsi del gavettino e del coltello svizzero fatto in Corea.
Sul cibo però non si transige: vi consigliamo Porchetta & Champagne.
Bon appetit.

Montura urban tribe parabellum

Montura urban tribe parabellum

Secondo alcuni famosi analisti, ben presto la Pandemia si trasformerà in Carestia.
Ecco allora la pressante utilità di avere una montura adeguata al caso, che garantisca protezione da eventuali malintenzionati che vogliano depredarvi della busta della spesa o della benzina al distributore.
Per garantire comunque un’eleganza che sia anche etnica ed inclusiva, vi suggeriamo un outfit che vede un comodo copricapo coloniale abbinato ad una giacca ghepardata (pelosa, ma fresca estiva) e alla bella mascherina anch’essa con la macula chiusa. Se attaccati, potete decidere di reagire con armi psicologiche o materiali: comunque anche nelle serie tv israeliane come Fauda insegnano che la miglior difesa è sempre la fuga a gambe levate.

Montura dottor Zivago

 Montura dottor Zivago

Se il virus dovesse riprendere vigore con i primi freddi invernali, voi dovrete essere pronti a contrastarlo.
Ecco una montura sicuramente costosa, ma anche di grande impatto metaforico e riscaldante.
Da Gogol a Lermontov, da Dostoevsky a Nabokov, vi proponiamo un cappotto in stoffa Casentino col tradizionale collo in volpe vintage del bisnonno (riapparso da un vecchio baule) che fa pendant col colbacco (questo sintetico) della zia morta e, naturalmente, con una mascherina dai cromatismi adeguati.
Il cache-col etnico trascina ogni dandy nelle immense steppe ghiacciate della Madre Russia: se possedete una slitta troika a tre cavalli farete il botto, ma va bene anche una Lada Niva a metano.
Buon Far Web a tutti.

 

 

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Francesco Maria Rossi
Francesco Maria Rossi
Giornalista, scrittore, asparagista, Francesco Maria Rossi trova nell'eclettismo la sua più sincera identità. Appassionato di costume e gossip strapaesano, ha scritto con Giovanni Raspini il galateo L'eleganza del rospo (Cairo). Nel 2017 viene inserito come performer nel catalogo del Museo della Follia / Da Goya a Maradona, a cura di Vittorio Sgarbi. Ha promosso Il museo del kitsch, trash and camp e il Museo di Se Stesso. E' convinto che ogni atto mancato sia un discorso riuscito.
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