In vista della prossima riunione della Cabina di regia per il monitoraggio del rischio sanitario, alcune regioni hanno chiesto al Governo, all’Istituto Superiore di Sanità e al Comitato Tecnico Scientifico di apportare alcuni cambiamenti ai criteri per stabilire l’assegnazione delle zone (gialla, arancione, rossa): tra questi un diverso metodo di calcolo dei tamponi effettuati, che potrebbe influire sul tasso di positività e, quindi, sulla classificazione del colore delle regioni.
In sostanza alcuni governatori chiedono di calcolare l’incidenza dei nuovi positivi, tenendo conto non solo del numero dei tamponi molecolari effettuati (fino ad oggi considerati l’unico test affidabile per verificare la positività), ma anche di quello dei test antigienici (i cosiddetti tamponi rapidi), che danno il risultato in venti minuti.
Vibrata la protesta dei due scienziati di Palazzo Cavallo, i quali vogliono che, ai fini della determinazione dell’RT (indice di contagiosità) di Arezzo, nel computo vengano inclusi anche i test sierologici “rapidi”, i cosiddetti “pungi dito”, che loro hanno considerato un tutt’uno con gli altri due tipi di tampone e la cui utilità per la diagnosi e per la prevenzione del Coronavirus hanno scientificamente dimostrato.
Pare, però, che, la Regione Toscana non sia disposta ad accogliere tale richiesta ed intenda ribadire che quello aretino è un tipo di test inutile, che, tuttalpiù, fa molto bene all’intestino.