Sedici nuovi casi di Covid19 alla Casa di Riposo “Fossombroni”
Nella giornata di oggi 1 febbraio è salito a trentasei il numero totale dei contagiati nell’istituto.
Gli ospiti dei miniappartamenti al piano-terra sono tutti negativi in virtù della compartimentazione.Continua a leggere
Dei 16 nuovi casi di Covid19 alla Casa di Riposo, due ricoverati all’ospedale San Donato.
Oggi sono arrivati gli esiti dei tamponi eseguiti su tutti i residenti dell’istituto cittadino che portano a trentasei il numero complessivo di positivi che al momento risultano in condizioni di salute che non destano preoccupazioni.
Nel frattempo, la casa di riposo ha registrato nella giornata di domenica il decesso di una propria residente di settantanove anni a causa di un arresto respiratorio: la signora era tra le positive al Covid19 e soffriva da tempo di gravi patologie respiratorie croniche il cui stato negli ultimi mesi si era ulteriormente aggravato.
La rigida compartimentazione dei vari nuclei della Casa Pia ha comunque permesso di impedire una diffusione capillare del contagio, con i diciassette ospiti dei miniappartamenti del piano-terra che attualmente sono risultati tutti negativi.
Sessantatreenne investito a Montevarchi, è grave
Alle ore 17.55 in via dell’Oleandro a Montevarchi (tra i grandi magazzini OBI e UNICOOP) un uomo di 63 anni di Montevarchi è stato investito da un’auto.
Nello scontro il pedone ha riportato politraumi gravi.
Sul posto Automedica e Ambulanza che ha poi trasportato l’uomo in codice rosso all’Ospedale Le Scotte di Siena.
Per i rilievi si sono attivati i Carabinieri di Montevarchi.
Virus, il bollettino: + 18 nuovi casi nella provincia di Arezzo,1 nel comune. 82enne deceduta in ospedale Periodo di riferimento: dalle ore 14 del 31 Gennaio 2021 alle ore 14 del 1 Febbraio 2021 Il numero di nuovi casi positivi è di 18 nella provincia di Arezzo e per i quali sono stati effettuati 334 tamponi.
Le persone positive in carico sono 888. Continua a leggere
Si registrano 32 guarigioni e un decesso.
Nuovi casi per Comune della provincia di Arezzo
Comune
Nuovi casi
Arezzo
1
Bucine
1
Capolona
1
Castel Focognano
1
Castel San Niccolò
1
Castelfranco Piandiscò
1
Castiglion Fiorentino
2
Cavriglia
1
Cortona
3
Lucignano
1
Montevarchi
2
Pratovecchio-Stia
1
Terranuova Bracciolini
2
Ricoveri
Posti letto occupati
Degenza Covid San Donato Arezzo
60
TI San Donato Arezzo
11
Ulteriori informazioni
Numero di tamponi effettuati
Provincia di Arezzo
334
Provincia di Siena
350
Provincia di Grosseto
239
Persone Positive in carico
Provincia di Arezzo
888
Di cui a domicilio
Provincia di Arezzo
644
Numero di persone contatti stretti in quarantena
Provincia di Arezzo
2387
Guariti
Provincia di Arezzo
32
Persone Decedute
Ospedale San Donato Arezzo
Donna 82 anni deceduta il 31 gennaio 2021
Lo Stato riconosce la medaglia d’oro al pompiere morto in servizio, ma non il risarcimento
Il vigile del fuoco era morto nel 2003 in un’operazione di soccorso, nei giorni scorsi il riconocimento della medaglia d’oro dallo Stato, che nonostante questo, ricorre in Appello non intendendo risarcire i familiari.Continua a leggere
Lo scorso scorso Agosto il tribunale di Firenze aveva condannato il Ministero a risarcire i danni per il difetto congenito del cavo del mezzo di soccorso e la conseguente responsabilità del Ministero.
Il 28 gennaio 2003 il pompiere Simone Mazzi mentre veniva calato in un dirupo con una barella, per soccorrere un camionista finito fuori strada, il cavo si ruppe e il bozzello finì sulla testa del pompiere 29enne, uccidendolo sul colpo.
La prima udienza del giudizio di appello è programmata per il mese di Dicembre 2021.
Consegnati alle autorità italiane i due fuggiaschi del’operazione “Ricavo” In queste ore è in atto il trasferimento presso le carceri italiane (Civitavecchia e Prato le destinazioni prescelte) dei due malviventi arrestati in Germania e in Albania negli scorsi mesi di Ottobre e Novembre 2020.Continua a leggere
I due erano tra quelli destinatari di provvedimento custodiale nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “RICAVO”, conclusasi con il blitz condotto il 7 ottobre in varie località del Valdarno dai Carabinieri di San Giovanni Valdarno.
All’epoca, per sottrarsi alla cattura, i due indagati si erano rifugiati in Germania e in Albania, rispettivamente a Monaco di Baviera e a Valona.
l’uomo di origini albanesi, rifugiatosi di là dall’Adriatico era stato localizzato e catturato nin poco tempo, grazie al perfetto coordinamento investigativo tra i Carabinieri di San Giovanni Valdarno e il collaterale organo di polizia albanese, aveva cercato di far perdere le proprie tracce sfruttando la rete di conoscenze di cui ancora disponeva nella propria terra natale, nascondendosi a Valona.
Più arduo era stato rintracciare l’atro fuggitivo, un pregiudicato cinquantenne, originario della provincia di Napoli, che, appena qualche giorno prima dell’operazione, aveva lasciato l’Italia.
Già le prime acquisizioni investigative avevano consentito agli investigatori del Nucleo Operativo di formulare ipotesi sulla possibile presenza dell’uomo in Germania.
Inizialmente, si pensava si fosse spostato in una cittadina nei pressi di Francoforte, dove avrebbe provato ad impiantare delle attività economiche.
Le successive investigazioni,in cooperazione la polizia tedescae al Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, hanno consentito di localizzare l’uomo e trarlo in arresto a Monaco di Baviera,alla stazione centrale, dove era in attesa di un treno.
I due indagati saranno messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Arezzo, per aggiungere elementi alll’indagine “RICAVO” (il riferimento è sia agli ingenti proventi dell’attività di spaccio, sia all’omonima località della frazione Levane di Montevarchi, ove era ubicato il quartier generale), che il 7 Ottobre scorso aveva portato alla disarticolazione della banda che deteneva ai fini di spaccio ingenti quantitativi di “cocaina” e “marijuana”, approvvigionate per canali, perlopiù di nazionalità albanese, radicati in varie località della Toscana.
Al vertice del sodalizio, un pregiudicato di origini lucane, con alle spalle già svariate condanne per delitti concernenti gli stupefacenti, trapiantatosi nel Valdarno alla fine degli anni 80, in seguito all’uccisione, in circostanze violente, del padre.
L’operazione denominata “RICAVO” arrivava all’esito di due anni di indagini, nel corso dei quali i Carabinieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno avevano compiuto 11 arresti in flagranza di reato (di cui 5 per spaccio di sostanze stupefacenti, e 6 per furto aggravato).
Infine, i 9 provvedimenti cautelari emessi dalla Sezione G.I.P. del tribunale di Arezzo, eseguiti nella notte tra il 6 e il 7 ottobre.
Trasporto pubblico: lunedì 8 febbraio sciopero nazionale di 4 ore Le organizzazioni sindacali nazionali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Fna e Faisa-Cisal hanno programmato per lunedì 8 febbraio 2021 uno sciopero nazionale di 4 ore per tematiche relative all’interruzione del confronto sul rinnovo del contratto nazionale autoferrotranvieri.Continua a leggere
Modalità adesione
Il personale di TFT e di Dco Lfi Spa si potrà astenere dal lavoro dalle 17.30 alle ore 21.30.
Il personale degli impianti fissi e degli uffici si potrà astenere nelle ultime 2 ore del proprio turno di lavoro.
Per ulteriori informazioni e dettagli, la clientela può consultare il sito www.trasportoferroviariotoscano.it o rivolgersi ai servizi telefonici di Info Mobilità, chiamando da rete fissa l’800-922.984 oppure da cellulare l’199-168.182.
LE NOTIZIE “fuori dal mondo”
E’ morto Freddy il cane vivente più alto del mondo, aveva otto anni e mezzo
Aveva conquistato questo primato nel 2016, con tanto di certificazione del Guinness World Record: secondo la misurazione fatta dal veterinario Craig Glenday, redattore capo del Guinness World Records, Freddy misurava 103,5 cm dalla zampa al garrese.
In piedi sulle zampe posteriori – una misura che il GWR non considera ufficialmente – la sua altezza era di 226 cm.
La proprietaria, la signora Stoneman ricorda che da cucciolo, era il più piccolo della cucciolata.
I placebo I placebo sono stati usati la prima volta negli studi clinici nel XVIII secolo per sfatare le cosiddette cure ciarlatane.
Fatto paradossale dato che le cosiddette cure comprendevano: i salassi o cibare i pazienti con sostanze non digerite provenienti degli intestini di una capra orientale.Continua a leggere
Recentemente si sono effettuate sperimentazioni cliniche controllate con placebo.
In quella che è forse la più famosa, il chirurgo statunitense Bruce Moseley ha rintracciato 180 pazienti affetti da dolori al ginocchio tanto gravi al punto che addirittura i migliori farmaci avevano fallito.
Eseguì su metà di loro delle artroscopie reali e sull’altra metà delle artroscopie placebo.
Ai pazienti del gruppo dell’artroscopia placebo fu somministrata un’anestesia e praticato un leggero taglio sulle ginocchia, ma senza nessuna artroscopia.
Per non svelare ai pazienti il gruppo in cui erano, i dottori e gli infermieri spiegavano passo per passo la vera procedura anche se stavano eseguendo quella placebo.
I finti interventi funzionarono altrettanto bene di quelli “veri”.
Un placebo può funzionare anche se un paziente non crede si tratti di una cura “reale”.
Un primo studio che indagava la farmacologia interna dei meccanismi placebo è quello condotto da Jon Levine e Newton Gordon nel 1978 su 51 pazienti cui erano stati estratti molari danneggiati.
Tutti e 51 i pazienti avevano ricevuto un analgesico chiamato mepivacaina per la procedura chirurgica.
Quindi, dopo tre e quattro ore dall’intervento, ai pazienti fu somministrato o morfina, o un placebo, o naloxone.
I pazienti non sapevano quali avevano ricevuto.
L’opinione accettata nella pratica clinica è che i placebo non sono etici perché necessitano dell’inganno.
Questo punto di vista non tiene ancora del tutto conto della prova per cui non è necessario l’inganno affinché i placebo funzionino.
In una revisione sistematica di sperimentazioni con pillole placebo nella cura dell’ulcera, la reazione al placebo variava tra lo 0% (non avere alcun effetto) al 100% (cura completa).
Per secoli, la parola “placebo” è stata strettamente legata a inganno e accondiscendenza.
Sembra che la recente storia dei placebo apra la via a più trattamenti con placebo nella pratica clinica e meno trattamenti con placebo nelle sperimentazioni cliniche.
Per l’Arowana asiatico, c’è chi paga decine di migliaia di euro
Fino a qualche decina di anni fa l’Arowana asiatico era un pesce d’acqua dolce prosperava nei fiumi e nelle paludi della Malesia, Thailandia e Indonesia e chi lo mangiava lo facevaper bisogno, infatti è pieno di lische e dal sapore non proprio gradevole.Continua a leggere
Negli ultimi anni, però, è diventato ambitissimo da certi appassionati di acquari, soprattutto asiatici.
Da quando l’Arowana asiatico è una specie a rischio di estinzione, viene allevato e alcuni esemplari costano decine di migliaia di euro.
L’Arowana asiatico è un pesce predatore che raramente supera il metro di lunghezza e in natura mangia sia insetti che altri pesci e animali, anche saltando fuori dall’acqua per catturarli.
Nel 1975, quando la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), lo inserì tra le specie protette, vietandone il commercio internazionale, l’Arowana asiatico divenne un pesce ricercato.
In Cina (e in alcune altre culture asiatiche) gli Arowana si pensa possano proteggere chi le possiede, portando ricchezza e prosperità».
Alcuni sono perfino convinti che gli Arowana saltino fuori dall’acquario (è nella loro natura) per annunciare cattivi presagi .
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