Scoperti dalla Guardia di finanza 17 furbetti del reddito di cittadinanza
Le Fiamme Gialle di Arezzo, nell’ambito delle attività di controllo della spesa pubblica nazionale, svolte in sinergia e collaborazione con l’INPS, hanno scoperto 17 persone, che hanno percepito il Reddito di cittadinanza, pur non avendone diritto.
I Finanzieri della Compagnia di Arezzo, in stretta sinergia e con uno scambio informativo con l’INPS e con il Tribunale di Arezzo, hanno “passato al setaccio” le posizioni di coloro che risultavano sottoposti a misure cautelari personali, anche a seguito di convalida di arresto o del fermo. Continua a leggere
17 le persone finora individuate che risultano aver percepito indebitamente il Reddito di cittadinanza, per un ammontare di circa 100.000 euro.
Diversi i casi riscontrati, oltre a coloro che sono risultati destinatari di una misura cautelare personale, per lo più per reati legati al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, vi è anche chi si è “dimenticato” di dichiarare il possesso di alcuni immobili (in un caso, addirittura 5 appartamenti), o chi, pur avendo acquistato un’autovettura del valore di 38.000 euro, ha pensato bene di richiedere comunque il contributo.
Infine, vi sono alcuni che, pur di incrementare il “reddito”, hanno dichiarato falsamente di avere sottoscritto un contratto di locazione, che consente di incrementare la quota fino a un massimo di 3.360 euro annui.
Tutti gli indebiti percettori sono stati segnalati all’INPS per la sospensione e la revoca, oltre che per il recupero del beneficio economico, nonché denunciati all’Autorità Giudiziaria, per aver fornito dichiarazioni false o per aver omesso di comunicare informazioni necessarie in sede di richiesta del Reddito di cittadinanza.
44enne aretino, esperto coltivatore di marijuana, arrestato dalla polizia (video) Non si era scoraggiato, J.A. 44 anni aretino con qualche precedente per spaccio per stupefacenti alle spalle, che per “coltivare” il suo hobby in un piccolo appartamento senza giardino alla periferia di Arezzo aveva allestito ben due stanze dell’abitazione a vere proprie serre professionali, detto in gergo “Grow Room”. Continua a leggere
Nel vivaio artigianale che aveva ricavato dalla piccola abitazione, sono state infatti rinvenute lampada e led, stufe riscaldamento, apposito impianto elettrico dedicato, ventilatori ed estrattori d’aria essenziali per il corretto ricircolo dell’aria e per evitare che il penetrante odore insospettisse i vicini.
Le due serre trovate si differenziavano per lo stato di coltivazione diversa delle piante: in una infatti vi erano 50 piante di marijuana già fiorite e pronte per la raccolta e successivo smercio, mentre nell’altra vi erano 53 piantine sempre della stessa sostanza stupefacente ancora in fase vegetativa.
L’operazione è nata da un ordinario controllo dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico che ha fermato nella tarda mattinata di ieri una macchina con a bordo due persone nei pressi del Parco Pertini, zona notoriamente dedita allo spaccio di stupefacenti.
Dai primi accertamenti gli agenti delle Volanti rinvenivano sotto il sedile di sedile di J.A. in una busta di plastica circa 40 grammi di marijuana.
Il ritrovamento ha quindi fatto scattare la successiva perquisizione presso l’abitazione con il sequestro di 40 grammi di hashish, 11 flaconi di metadone ( ben oltre il limite consentito per uso personale), un bilancino di precisione, materiale usato per il confezionamento della droga e circa 700 euro costituente verosimilmente provento di spaccio dato che né J.A. né la compagna svolgono alcuna attività lavorativa.
Inoltre nella credenza, conservata tra gli alimenti, dentro 6 confezioni di biscotti, venivano rinvenuta ulteriore marijuana per un peso complessivo di circa 80 grammi già essiccata e pronta alla vendita.
Al termine dell’operazione J.A. veniva tratto in arresto per produzione e detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e condotto presso la casa circondariale di Sollicciano mentre la compagna veniva denunciata in stato di libertà.
Operazione “GIGLIO” sgominata banda di rapinatori, 5 arresti tra Arezzo e Palermo Si è conclusa, alle prime luci dell’alba di oggi, l’indagine condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Arezzo, con l’esecuzione dell’operazione denominata “GIGLIO”, che ha portato all’arresto di 5 rapinatori di origini palermitane e casertane.Continua a leggere
A Balestrate (PA), piccolo centro costiero nella provincia occidentale del capoluogo siciliano, e nel Valdarno aretino i Carabinieri del Comando Provinciale di Arezzo, con la collaborazione dei colleghi del Comando Provinciale di Palermo, su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo, hanno tratto in arresto, in esecuzione di 2 Ordinanze di Custodia Cautelare emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Arezzo, 5 persone indiziate di aver commesso, nel gennaio 2020, tre rapine pluri-aggravate, in vari centri del Valdarno aretino.
Le indagini, condotte dai militari della Compagnia Carabinieri di San Giovanni Valdarno, sono partite nel gennaio 2020, quando, nel volgere di 10 giorni, ci furono, tre rapine a mano armata, tutte commesse da un gruppo di 4 uomini incappucciati.
Tutto ebbe inizio poco dopo le 19 di sera del 21 gennaio, quando il commando dei 4 uomini fece irruzione all’interno del “Bar Sud Est” di Terranuova Bracciolini .
In quell’occasione, i rapinatori, strattonando gli anziani titolari, li costrinsero a consegnare il contenuto del registratore di cassa, complessivamente a circa €700 euro, per poi darsi alla fuga a bordo di una berlina tedesca.
Nemmeno un’ora dopo, il copione si ripeté pressoché identico: lo stesso commando fece irruzione anche all’interno del “Bar Il Bruco” di Loro Ciuffenna.
Stavolta, i malviventi minacciarono il titolare con un taglierino, costringendolo a consegnare il contenuto del registratore di cassa, circa € 800 euro, per poi darsi alla fuga, anche in questo caso utilizzando la stessa auto.
Poco più di una settimana dopo, il 29gennaio il terzo colpo.
Il gruppo, fece irruzione all’interno della filiale del “Monte dei Paschi di Siena” di Cavriglia, i rapinatori entrarono nell’istituto e, minacciando i presenti 9 persone, tra impiegati e clienti con un taglierino, rimasero all’interno fino all’apertura delle casse temporizzate, dalle quali riuscirono ad asportare ben €102.000 euro, per poi darsi alla fuga a bordo di un’autovettura diversa da quella utilizzata negli altri colpi, risultata rubata a Montevarchi, circa un mese prima.
I Carabinieri di San Giovanni Valdarno, con minuziosi sopralluoghi e con l’aiuto delle immagini dei circuiti di videosorveglianza degli esercizi dove erano state perpetrate le rapine, e dalle telecamere presenti sul territorio, dove si vedono le targhe delle autovetture utilizzate, l’attenzione viene catturata da due particolari decisivi per la prosecuzione delle indagini:
– l’auto utilizzata per le due rapine ai bar era la medesima e il modello e il colore fecero subito pensare a quella in uso ad un noto pregiudicato della provincia di Caserta, da qualche tempo gravitante in Valdarno;
– con riferimento alla rapina in banca, invece, dalle dichiarazioni dei testimoni fu chiaro che i rapinatori avevano eseguito un sopralluogo il giorno precedente, entrando all’interno della filiale con una motivazione del tutto fittizia.
Dopo l’espletamento di intercettazioni, analisi dei tabulati di traffico telefonico e delle celle radio-base, nonché servizi di osservazione, controllo e pedinamento degli indagati.
si arricchisce il quadro indiziario, permettendo di accertare che i colpi erano stati ideati da coloro, tra gli indagati, che vivevano stabilmente in Valdarno con la partecipazione degli altri uomini del commando, professionisti delle rapine, arrivati apposta da Palermo e provincia.
Nel corso dell’attività investigativa, i Carabinieri avevano già proceduto all’arresto di uno dei componenti della banda, denunciato in stato di libertà, in perchè in possesso di 60 grammi di cocaina.
Uno degli arrestati è stato tradotto presso il carcere di Arezzo, mentre un altro si trova recluso presso il carcere di Palermo.
Gli altri componenti del gruppo sono stati ristretti in regime di arresti domiciliari.
Consigliere Comunale Michele Menchetti
“Costituzione parte civile, la posizione del M5S”
“La posizione del Movimento 5 Stelle sul caso Coingas è nota: chiediamo che il Comune di Arezzo si costituisca parte civile nel processo. Posizione peraltro condivisa con i gruppi consiliari Arezzo 2020, Pd, Lista Ralli.[/read more]
Per quanto riguarda la costituzione a parte civile di Coingas stessa, anche in virtù del parere legale dell’avvocato Scarabicchi, di cui si trovano accenni nella stampa locale, risulta come questa scelta sia una formula che tutela la società, senza danneggiare alcun’altro.
Non riusciamo dunque a capire quali altri pareri abbia in mano il vicesindaco.
Ce li faccia conoscere.
In ultimo ci sembra una totale mancanza di rispetto rinviare la riunione di giunta per discutere questo aspetto al 25 febbraio, durante il Consiglio Comunale, quando la decisione poteva essere presa nella consueta riunione del martedì”.[/read]
LE NOTIZIE “fuori dal mondo”
Baarack, il montone ritrovato con 35 kg di lana in eccesso
Un montone è stato ritrovato mentre vagava in Australia con 35 chili di lana in eccesso: fuggito probabilmente anni fa da un allevamento, senza l’intervento umano, era costretto a portarsi addosso il peso di una quantità di lana pari a 5 anni di crescita.
I volontari che lo hanno salvato hanno impiegato più di un’ora per tagliare la lana, diventata dura come il cemento, regalando a Baarack una vita normale.
Suore ribelli infrangono le regole Covid per assistere all’esorcismo Una coppia di suore della contea di Cork, nel sud dell’Irlanda, appartenenti all’ordine delle Suore Carmelitane del Santo Volto di Gesù, si sono recate nel dicembre 2020 per assistere a un esorcismo e una messa a Dublino.Continua a leggere
All’epoca, i viaggi all’interno dell’Irlanda erano vietati a causa delle restrizioni pandemiche.
Ma questo non ha fermato madre Irene Gibson e suor Anne Marie ed altre 70 persone, riunitesi nell’Herbert Park di Dublino quando le riunioni pubbliche erano limitate a 15 persone.
Dopo la messa a Dublino, è apparso un video che mostrava Madre Irene e suor Anne Marie all’evento.
Le autorità dell’Irlanda sono venute a conoscenza del video e alle sorelle è stato ordinato di lasciare il convento vicino al villaggio di Leap, nel West Cork.
Non è la prima volta che le monache eremite attirano l’ira delle autorità.
Nel 2019, Madre Irene è stata condannata per aver violato i regolamenti di pianificazione del monastero, aveva costruito un oratorio a due piani e sette baracche di legno nella speranza di sviluppare una comunità religiosa, ma aveva trascurato di acquisire i permessi di costruzione.
Un tribunale irlandese le ha ordinato di rimuovere le strutture illegali dalla proprietà così sul posto erano rimasti solo tre capannoni: due per le suore in cui vivere e uno che usano come cucina.
Il giudice riconoiscendo che le suore avevano compiuto “passi significativi” per rispettare la legge, anche se erano ancora nel convento, ha prorogato il termine per la loro partenza a giugno 2021.
Le monache in difficoltà a trovare una nuova struttura, i prezzi degli immobili nella zona vanno da $ 360.000 a più di un milione di dollari, hanno abbracciato la modernità e hanno creato un account GoFundMe.
Finora hanno ricevuto quasi 80.000 $ in donazioni.
L’Irish Health Products Regulatory Authority (HPRA) ha ordinato alle suore di rimuovere le indicazioni sulla salute da un unguento che stavano vendendo su eBay.
Secondo loro, la loro pomata unguento nero potrebbe curare “escrescenze cutanee anormali”.
L’HPRA ha ritenuto che le affermazioni fossero infondate e ha ordinato che fossero rimosse dalle descrizioni dei prodotti, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha emesso un avvertimento sul balsamo delle monache.
“L’uso di unguenti come la pomata nera per condizioni gravi come il cancro della pelle può provocare una diagnosi ritardata del cancro e la progressione del cancro”.
I brasiliani difendono Zé Gotinha
Zé Gotinha è una mascotte creata dal Ministero della Salute brasiliano nel 1986 per sensibilizzare genitori e bambini alle vaccinazioni contro la poliomielite, in questi giorni “rispolverata” per il coronavirus, ma il suo costume ha creato diverse polemiche sui social perchè è stato paragonato al costume Ku Klux Klan.
La mascotte, viene ora utilizzata per promuovere il vaccino contro il coronavirus in Brasile tutto l’articolo
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