Macchè difesa e difesa della lingua italiana! L’ordine del giorno del Consiglio Comunale è strapieno di parole inglesi… Alò

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La cronaca rosa, un po’ di tempo fa, prima del covid, ci impartì una nozione linguistica sulla first lady comunale Marjorie Layden.
Si seppe che non spiccica un’acca in italiano ma parla inglese alla perfezione.
Questa cognizione l’apprendemmo agli esordi della relazione sentimentale del sindaco Ghinelli.

Eppure , basta stare dietro alla vita della istituzioni locali e/o alla  politica cittadina verbale e scritta,  e c’è di che consolarsi  sull’accoglienza comunicativa che la signora americana può aver incontrato ad Arezzo.
Difficile credere che sia intoppata in qualche problema con la barriera verbale ma che, anzi, si sia trovata come a casa, linguisticamente parlando, come in famiglia, nella nativa Santa Barbara di California.

Come mai? Bè, il sindaco  è fluente in inglese , si ok, ma la spiegazione è più generale:

il Comune di Arezzo spiccica la lingua di Dante sempre meno  mentre parla la lingua di Shakespeare sempre di più.

Semmai, siamo noi aretinofoni la  minoranza parlante, tant’è vero che se ad un italofono gli prende lo schiribizzo di appurare se il Comune di Arezzo ha un sistema per la segnalazione di condotte illecite, è indirizzato al  Whistleblowing, oppure volendo aggiornarsi su quanto di buono svolge la Fondazione ArezzoinTour va a leggere l’Annual Report e non il Rendiconto Annuale o il diario Day by day e non Giorno per giorno.

Sul tema, anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, ha avuto modo di lanciare una quanto mai significativa frecciata, e mentre utilizzava termini inglesi quali lockdown e smart working (utilizzati a man bassa dal sindaco di Arezzo, dalla prima fino alla 200esima puntata dei suoi aggiornamenti sull’andamento dell’emergenza pandemica nel canale Youtube del Comune), ha esclamato: Chissà perché dobbiamo sempre usare tutte parole in inglese!

E sul tema, ad Arezzo…

giunge in Consiglio Comunale una mozione in cui si chiede l’uso esclusivo della lingua italiana negli atti pubblici, bandendo ogni anglicismo.

Bene, no? Certamente!
Per essere un bene è un bene, considerando  che la mozione, protocollata da Fratelli d’Italia, è iscritta in un ordine del giorno strapieno di inglesismi, in cui verde è green, hospice significa struttura di ricovero,  il termine governance è come il prezzemolo,  la  campagna comunale di sensibilizzazione contro la violenza domestica invece di chiamarsi Segnale di Aiuto conserva la denominazione Signal for Help della campagna canadese.
Persino la buona pratica di riduzione della plastica offre l’occasione di favorire la massima diffusione dell’inglese, per cui la promozione di materiale riutilizzabile è chiamata Plastic free.
Bè, qualcosa ci dice che sarà dura garantire l’uso esclusivo della lingua di Dante, il nostro Comune oramai vuo’ fa’ l’americano (scusate il napoletanismo).

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