L’approvazione del piano operativo
L’approvazione definitiva di piano strutturale e piano operativo è stata proposta dall’assessore Francesca Lucherini.
“Sono orgogliosa – ha rilevato l’assessore – che Arezzo sia il secondo capoluogo di provincia in Toscana ad avere strumenti urbanistici conformi al piano territoriale regionale. Arezzo, con questo piano operativo, segna una grande discontinuità con il passato.
Esso rappresenta una sintesi progettuale: le istanze provenienti dalla città sono state infatti coniugate con la visione politica dell’amministrazione comunale.Continua a leggere
La sintesi di questo percorso si può riassumere nella frase: ‘dall’espansione al recupero’, quest’ultimo orientato alla sostenibilità ambientale e alla cura del patrimonio esistente, in coerenza con la normativa regionale.
Un ringraziamento va al mio predecessore Marco Sacchetti che ha seguito l’iter fino all’adozione e i progettisti e agli uffici”.
Anche Marco Sacchetti si è unito al plauso di Francesca Lucherini e ha aggiunto alcune considerazioni: “non è vero che il piano non garantisce un futuro ad Arezzo, come sostenuto dall’opposizione.
Mi sembra un’affermazione forte: l’attività edilizia oggi è rivolta al recupero del patrimonio esistente e questo piano s’inserisce nell’ambito di questa impostazione che è innanzitutto di derivazione normativa.
Fermo restando, a proposito di norme, che la legge urbanistica regionale di riferimento sta segnando il passo e mostra criticità.
Abbiamo in realtà fatto uno sforzo importante per arrivare al traguardo in tempi adeguati e lo dimostra lo stato attuale degli iter negli altri capoluoghi toscani.
In tre anni abbiamo un piano operativo, che ha incontrato durante il cammino poche osservazioni di carattere ‘strategico’ e non trascura alcuna area. Lo definirei innovativo e con potenzialità da sviluppare”.
Simon Pietro Palazzo: “in qualità di presidente della commissione assetto del territorio posso innanzitutto dire che le sedute dell’organo sono state molto frequentate a dimostrazione dell’interesse per un argomento di questa postata.
Ho cercato di mettere ogni consigliere nelle condizioni migliori di lavorare con elaborati e cartografie.
L’assunto di fondo è stato già sottolineato ma mi preme ribadirlo: si costruirà meno e meglio.
A distanza di un anno dall’insediamento portiamo a casa un risultato importantissimo”.
La prima caratteristica del piano operativo consiste nella definizione del perimetro urbano all’interno del quale è stato circoscritto l’ambito di trasformazione del territorio già edificato.
Quindi, forte limitazione a nuovo consumo di suolo e classificazione dell’edificato stesso sulla base dei diversi livelli di trasformabilità: basso, medio, alto.
Gli interventi che comportano nuovo impegno di suolo esterno al perimetro edificato o introducono la grande distribuzione o l’aggregazione di media distribuzione sono soggetti alla conferenza di copianificazione.
Per ciascuno dei tre livelli sono disciplinati gli interventi consentiti, gli incentivi previsti e le destinazioni d’uso non ammesse.
Ad esempio negli ambiti a media trasformabilità l’ampliamento di edifici esistenti fino al 20% è sempre ammesso mentre la nuova edificazione è possibile solo con volumi derivanti da compensazione urbanistica o demolizione di altri edifici.
Particolare attenzione è stata rivolta agli edifici di pregio e ai contesti rurali.
In questi ultimi è stato ampliato il novero degli interventi ammissibili per le aziende agricole, funzionali allo sviluppo della loro attività.
Nessun nuovo insediamento di attività produttive in territorio rurale.
Negli ambiti specializzati del commercio è stata esclusa unicamente la residenza e negli ambiti specializzati della produzione oltre alla residenza è stata esclusa anche la media e grande struttura di vendita.
Stop per quest’ultima anche negli ambiti caratterizzati dalla cosiddetta mixitè.
Per incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente e nell’ottica di favorire i processi di rigenerazione urbana e riqualificazione degli assetti insediativi sono state individuate forme di trasferimento volumetrico.
Nel merito su tutto il territorio a tutti gli edifici privi di valore in stato di abbandono o di degrado è stata riconosciuta una capacità edificatoria sotto forma di credito edilizio, da trasferire negli ambiti specializzati a destinazione produttiva o da utilizzare per l’ampliamento di edifici produttivi esistenti, ovvero da trasferire in zona residenziale in lotti liberi o per l’ampliamento di edifici residenziali esistenti.
Previsti inoltre alcuni istituti per la cessione gratuita all’amministrazione comunale da parte dei privati delle aree su cui realizzare interventi pubblici, quali la perequazione, la compensazione e le misure di incentivazione.
Venendo alla parte strategica, ossia le aree ad alta trasformabilità, il piano operativo si attua attraverso interventi urbanistici: il piano riduce dalle 160 del precedente regolamento urbanistico alle attuali 54 le suddette aree.
Ecco le principali: piazza Amintore Fanfani e aree limitrofe, asse ferroviario, magazzini comunali a Saione, via Carlo Pisacane, area Unoaerre e Valli Zabban, area Catona 1, Catona 2, Catona 3, area Madonna di Mezzastrada.
Focus specifico è rivolto alla riqualificazione della zona della Carbonaia con apertura al commerciale e al completamento dell’area ex scalo merci di Indicatore con apertura alla destinazione logistica e produttiva.
Per quanto riguarda le infrastrutture, obiettivo del piano è l’individuazione dei tracciati di completamento della Fano-Grosseto e del raccordo Arezzo-Battifolle.
Capitoli a parte per l’assetto e l’equilibrio idro-geo-morfologico, al fine di evitare nuove situazioni di rischio e identificare compiutamente le principali criticità, e le aree soggette a vincolo nell’ambito delle quali spicca sia la Carta del grado di tutela archeologico e le Leopoldine della Val di Chiana aretina.
Michele Menchetti: “ho qui con me alcune osservazioni degli ordini professionali a cui non è stata data risposta e non mi sembrano su argomenti di poco conto.
Se è così, qual è la motivazione di queste mancate risposte?
Perché non c’è stato un confronto?
Il piano andrebbe ritirato per dare seguito a questa necessaria dialettica.
Stando così le cose voterò contro”.
Donato Caporali: “non si fa menzione del triangolo delle cave se non citando un parco urbano non meglio specificato.
Come non è individuata un’area che ospiti il tracciato della ferrovia Arezzo – Sansepolcro mentre viene banalizzata la questione dell’edificazione a nord, zona che finora si è sviluppata in una direzione opposta a quella del consumo di suolo”.
Roberto Severi: “nel 1999 parlavamo ancora di piani strutturali perché venivamo dalla cultura dei piani regolatori.
Uno strumento non tanto tecnico quanto politico, che traduceva la volontà dei sindaci e la loro idea di città.
La ratio della legge toscana 65 è stata quella di ricondurre alla Regione l’ultima parola sulla pianificazione dei territori.
Questo piano, da ora in poi, darà nuove possibilità a un settore, quello edile, che è fondamentale, serve alla città, alle imprese e ai cittadini.
È perfettibile?
Certamente e per questo ci sono le varianti.
Ma il motore del lavoro non può essere fermato, specie adducendo ragioni ideologiche. Questo strumento urbanistico non crea imbarazzi per progetti irrealizzabili e ci consente di attivare un percorso di riconversione e riqualificazione.
Anche in quelle aree in cui le vecchie amministrazioni di sinistra hanno concepito solo espansioni di frontiera con le destinazioni più varie”.
Marco Donati: “questo piano si presenta come un continuum rispetto alle scelte fatte nei primi anni Duemila.
Abbiamo delle zone che vivono solo in certi momenti o quando si attivano determinati servizi.
Ci portiamo dietro un patrimonio sovradimensionato senza che questo piano risolva i problemi del territorio e del suo sviluppo.
Per quanto riguarda i crediti edilizi, siamo certi che la misura sia compatibile con le esigenze attuali?
Potremo anche abbattere edifici superati ed eliminarne i volumi ma solo all’atto pratico vedremo la convenienza e realizzabilità di questa operazione.
Senza considerare i costi ambientali derivanti dallo smaltimento dei materiali.
Siamo convinti di costruire alla Catona un’altra area residenziale?
Il progetto sembra molto bello ma i quartieri andrebbero riqualificati tutti, specialmente quelli della periferia urbana. Ne va della coesione della città”.
Meri Stella Cornacchini: “il piano muove dalle specificità aretine e le combina con i temi e le tendenze urbanistiche di carattere nazionale ed europeo.
I crediti edilizi sono una novità consistente per la promozione degli interventi di riqualificazione e per restituire ad Arezzo uno strumento di pianificazione. I nostri ringraziamenti vanno ovviamente ai protagonisti politici di questo percorso, di questa e della passata consiliatura, ai tecnici e ai cittadini che hanno contribuito a migliorarne i contenuti”.
Roberto Bardelli: “la Regione non ci ama.
Abbiamo compreso tutti che lavorare nel campo dell’edilizia è estremamente difficoltoso se non impossibile a causa di un dirigismo eccessivo.
Così come è stato complicato portare avanti un iter complesso come quello del piano operativo.
Non è un caso che solo Prato e Arezzo ci siano riusciti.
Ce l’abbiamo fatta perché tutti hanno fatto il loro lavoro nel miglior modo possibile. Dagli assessori Sacchetti e Lucherini ai presidenti Piomboni e Palazzo che si sono scambiati il testimone in Cat”.
Giovanni Donati: “da domani finalmente Arezzo non avrà norme di salvaguardia ma un piano e questo è l’unico aspetto positivo. Perché non c’è una visione organica ma solo uno strumento senz’anima.
Il primo luglio 2016 il sindaco e assessore all’urbanistica Ghinelli annunciava di intraprendere la revisione degli strumenti urbanistici comunali e assicurava la più ampia partecipazione.
Alla luce di questi buoni propositi, il Comune ha ricevuto 875 contributi e successivamente circa 650 osservazioni: ci chiediamo che fine hanno fatto.
Il 13 giugno 2019 gli ordini professionali dichiaravano che il confronto richiesto non era stato ancora attivato.
Durante l’iter non sono mancati casi che hanno evidenziato la scarsa conoscenza del territorio da parte di questa amministrazione.
Sempre più persone richiedono abitazioni nelle frazioni, dotate di piccoli giardini, ma il piano non consente nuove edificazioni in aree già urbanizzate.
E parlo di abitazioni singole o bifamiliari non di grandi lottizzazioni.
Nel frattempo 46.000 metri quadrati sono previsti in un’area già edificata e dai delicati assetti viari come la Catona”.
Federico Rossi: “questo nuovo piano delinea l’identità culturale, l’integrità fisica e ambientale del territorio all’insegna dello sviluppo e della sostenibilità”.
Nelle repliche gli assessori Marco Sacchetti e Francesca Lucherini hanno rilevato come i nuovi strumenti urbanistici siano accompagnati da uno studio idrogeologico e idraulico validato del Genio Civile e costituiscano un volano economico importante: “è un punto di partenza, da questo momento gli uffici sono a disposizione. Le osservazioni sono state in parte accolte e in parte respinte ma tutte verificate”.
In conclusione, l’intervento del Sindaco Alessandro Ghinelli.
“Ciò che andiamo oggi ad approvare sono un Piano Strutturale e un Piano Operativo concreti, che si adattano all’Arezzo di oggi, delineando la nostra città come “città territorio” in collegamento con le vallate e offrendosi come strumento “semplice” dal punto di vista del regolamento.
Sarà operativo in pochissimo tempo, e in pochissimo tempo si potrà cominciare a costruire secondo i nuovi criteri. E’ un piano “concreto”, che si è formato partendo dai contributi della città per rispondere alle sue esigenze. Un piano “con i piedi per terra” e che, al contrario di come qualcuno potrebbe pensare, farà crescere Arezzo, dettando regole che consentono a famiglie e aziende di realizzare quanto loro utile. Un piano “gestibile” e rispondente alla capacità della nostra gente di adattarsi alle nuove realtà che ci vengono proposte, dai mercati finanziari, dai sistemi produttivi, dalla nuova transizione ecologica, tema quest’ultimo dell’ambiente, sul quale questa Amministrazione ha fatto passi da gigante. Siamo, dopo Prato, il secondo capoluogo di provincia a portare a termine questo percorso in tre anni e mi fa piacere ricordare che abbiamo concluso questo iter durante il periodo più complesso che abbiamo vissuto, quello della pandemia, e che quello che da domani diventerà strumento nelle mani di cittadini, imprese, progettisti e professionisti, darà il suo ulteriore e fondamentale contributo alla ripartenza, confidando nella grande capacità che questa città ha di reagire. Desidero ringraziare a partire dagli assessori Sacchetti e Lucherini e dai consiglieri Piomboni e Palazzo, i professionisti che hanno lavorato intorno a questo strumento e con loro i nostri concittadini, le categorie economiche e professionali per i loro contributi, con l’augurio sincero che questo Piano possa dare a ciascuno la possibilità di crescita e sviluppo. Abbiamo lavorato “costretti” nelle maglie delle leggi regionali, ma nonostante questo siamo oggi in possesso di uno strumento che segnerà il futuro di Arezzo”.
In sede di dichiarazioni di voto Alessandro Caneschi ha annunciato voto contrario del Pd “perché l’amministrazione ha accumulato due anni di ritardo per poi partorire un piano che tutto è meno che partecipato.
Non dobbiamo confondere la partecipazione con le osservazioni che precedono l’adozione.
Queste sono una fase diversa.
La partecipazione doveva essere stimolata diversamente in un primo momento, coinvolgendo realmente i cittadini.
Le scelte potevano essere diverse, anche su aree come la ex Lebole dove è stata trascurata totalmente la possibilità di una progettazione pubblica in grado di intercettare fondi europei. Sul triangolo delle cave posso aggiungere che la Regione ha escluso l’attività estrattiva mentre l’amministrazione ha scelto di non scegliere.
Una previsione è poi fantasiosa: la Catona diventa un’area di espansione con 400-450 appartamenti e di conseguenza 1.500 abitanti potenziali.
È sostenibile?
Noi crediamo che Arezzo, anche in virtù dell’andamento demografico attuale, non ne ha bisogno”.
Marco Donati ha confermato “che il piano non ha la forza di correggere gli errori che ho citato nel mio intervento”.
Voto positivo è stato annunciato per Fratelli d’Italia da Roberto Severi, da Simon Pietro Palazzo per Ora Ghinelli, da Meri Stella Cornacchini per Forza Italia, da Piero Perticai per la Lega, da Roberto Bardelli per il gruppo misto.
La delibera è stata approvata con 18 voti favorevoli e 10 contrari.
La delibera sulla ex palazzina comando
Il Consiglio Comunale ha approvato su proposta dell’assessore Alberto Merelli la concessione d’uso a titolo gratuito dell’immobile di proprietà comunale denominato ex palazzina comando a favore dell’Agenzia regionale toscana per il nuovo centro per l’impiego dell’area aretina.Continua a leggere
Uno schema di convenzione regolerà i rapporti tra Comune e agenzia.
L’immobile necessita di interventi di ristrutturazione e di adeguamento funzionali che saranno a carico del Comune di Arezzo, già previsti nel piano triennale delle opere pubbliche.
I tempi: il Comune s’impegna a concludere le opere entro il 31 dicembre 2023.
Qualora non fossero ultimate a quella data, il Comune di Arezzo si farà carico dal primo gennaio 2024, fino al definitivo trasferimento, del canone di locazione che il centro per l’impiego dovrebbe continuare a sostenere per l’attuale sede di viale Piero della Francesca.
Per Roberto Cucciniello “questo ufficio, con il trasferimento di cui stiamo discutendo, potrà fruire di locali più adeguati rispetto agli attuali per svolgere la sua importantissima funzione sociale”.
Alessandro Caneschi ha chiesto chiarimenti sull’eventuale assenso della soprintendenza ai lavori suddetti alla luce della presenza dei murales.
L’assessore Alberto Merelli ha chiarito che è stato acquisito per l’immobile un decreto di svincolo della soprintendenza e la progettazione può seguire il suo iter.
Variazioni a piano triennale delle opere pubbliche e al bilancio
L’assessore Alessandro Casi ha proposto al Consiglio Comunale la variazione al piano triennale delle opere pubbliche, approvata poi dalla maggioranza.
Il primo aspetto riguarda le fonti di finanziamento di due opere già previste: il nuovo canale di raccolta delle acque, per favorire una corretta regimazione del reticolo idrico di Castelsecco, sarà interamente finanziato con fondi ministeriali mentre per il restauro del paramento murario di via Fra Guittone, il Comune di Arezzo anticiperà nel 2021 i primi 100.000 euro prima che la Regione provveda a erogare, nel corso del prossimo anno, l’intero finanziamento.Continua a leggere
“Viene inoltre spostata dal 2021 al 2022 – ha aggiunto l’assessore – la ciclopista Pratantico-San Leo, un posticipo che ci permetterà di partecipare a un bando regionale. Infine, sono due le nuove opere inserite: la manutenzione straordinaria di via Vittorio Veneto e delle strade limitrofe, specificatamente il tratto che va dall’incrocio semaforico di via Leon Battista Alberti al sottopasso ferroviario, un investimento di 290.000 euro, e l’adeguamento normativo degli spazi sanitari e di ricovero degli animali abbandonati del canile municipale”.
La variazione di bilancio illustrata dall’assessore Alberto Merelli, e approvata dalla maggioranza, ha riguardato alcune entrate, in particolare ristori statali che vanno a sopperire i minori gettiti dell’imposta di soggiorno e della prima rata dell’Imu.
Sono inoltre integrati alcuni capitoli di spesa riguardanti principalmente il sistema informatico comunale, la vigilanza dello sportello unico, spese per pulizie e sanificazioni ambienti e contributi nel settore sociale.
“Il saldo tra entrate e uscire – ha sottolineato l’assessore Alberto Merelli – è positivo per 500.000 euro che vanno a finanziare una spesa per investimento, la realizzazione della scuola materna a Tortaia.
Infine registriamo la variazione del sistema di finanziamento del canale collettore che raccoglierà le acque provenienti dalla collina di Castelsecco, come preannunciato da Alessandro Casi in sede di presentazione della variazione al piano triennale delle opere pubbliche”.
Luciano Ralli ha notato come “entrino ulteriori risorse grazie al governo.
Risorse che, evidentemente, rasserenano questa amministrazione che finalmente decide di investire dopo anni di gestione meramente ordinaria.
Restiamo peraltro in attesa di opere finora sulla carta e solamente annunciate da anni”.
Roberto Bardelli ha ricordato che “investire risorse disponibili in una scuola impedirà di accendere un nuovo mutuo” mentre Roberto Cucciniello ha dichiarato che i trasferimenti governativi, “peraltro a destinazione vincolata”, sono “davvero il minimo sindacale che il governo può fare per gli enti locali, il vero ‘front office’ dell’emergenza”.
Per Marco Donati “se il bilancio è in ordine e le risorse arrivano, andrebbero spese adeguatamente e sarebbe meglio indirizzarle non a una gestione dell’emergenza ma a moltiplicatori di reddito o acceleratori di imprese, come accade ad esempio a Prato”.
Per Paolo Bertini “la solidità è importante e ci ha permesso di prendere scelte che i cittadini hanno apprezzato”.
Donella Mattesini ha chiesto chiarimenti sulle risorse destinate a “istruzione prescolastica, diritto allo studio e attività educative”.
Egiziano Andreani ha rimarcato “la solidità dei conti che ci dà tranquillità per il futuro”.
Per Francesco Romizi “anche l’amministrazione comunale si muove con finanziamenti a pioggia, logica discutibile, e alcuni sono elargiti con ritardo come quelli sulla cultura”.
Simon Pietro Palazzo ha concluso che “i paragoni non possono essere fatti con altre città che insistono su territori con superfici nettamente inferiori alla nostra.
Pensiamo solo alla gestione più onerosa di strade e verde.
La nostra logica continuerà a essere: investire affinché la città migliori.
E se non bastano le risorse disponibili possiamo anche accendere un mutuo.
Perché siamo solvibili”.
Nella replica l’assessore Alberto Merelli ha ricordato come con questa variazione “lo stesso avanzo libero viene impiegato per 2.000.000 di euro di cui 1.200.000 vanno a integrare i 500.000 euro suddetti e completano il pacchetto di risorse necessarie per la scuola di Tortaia”.
La cittadinanza onoraria aretina al milite ignoto
Dopo l’approvazione all’unanimità, il 27 maggio scorso, dell’atto di indirizzo, primo firmatario Simon Pietro Palazzo, che sollecitava l’adesione all’iniziativa “Milite Ignoto Cittadino d’Italia” per conferire la cittadinanza onoraria al fante caduto nella grande guerra, il Consiglio Comunale ha dato seguito a quel pronunciamento, in vista soprattutto del prossimo 4 novembre quando sarà celebrato il centenario della traslazione e della solenne tumulazione del milite ignoto all’altare della patria.Continua a leggere
L’anonimo soldato deceduto, simbolo dei circa 650.000 soldati italiani periti nel corso della prima guerra mondiale, diventa dunque cittadino onorario di Arezzo.
Anche questo voto ha registrato l’unanimità.
Tra le motivazioni del conferimento spicca un fatto storico, ovvero quello che vide protagonista il convoglio ferroviario, che trasportava la salma da Aquileia a Roma.
L’ultima tappa notturna del treno fu proprio Arezzo, il 31 ottobre 1921.
L’urgenza di procedere all’approvazione di questa delibera è stata dettata dal fatto che si avvicinano due date: sia quella sopra richiamata del 4 novembre sia il 23 ottobre, quando in occasione del trentunesimo congresso nazionale dell’Istituto del nastro azzurro fra decorati al valor militare, che si terrà nel salone d’onore della Prefettura, sarà prevista una speciale commemorazione del centenario del milite ignoto, simbolo indiscusso di memoria patria e unità nazionale.
Le interrogazioni
Dopo un minuto di raccoglimento proposto da Michele Menchetti per Andrea Legnani, storico rappresentante in città della cultura vegana e fondatore della Scudo di Pan, la prima interrogazione è stata presentata sempre dal consigliere comunale del Movimento 5 Stelle sul bando per la concessione di contributi regionali per infrastrutture LAN in scadenza l’11 ottobre.Continua a leggere
“Il Comune di Arezzo non figura attualmente tra quelli che hanno presentato richiesta di partecipazione. C’è intenzione di farlo”?
L’assessore Monica Manneschi: “il bando è rivolto a una fascia di Comuni specifici, non classificati come ‘poli urbani’.
Arezzo evidentemente lo è, di conseguenza non può partecipare.
Stiamo comunque lavorando, sulla scia delle previsioni di Arezzo non molla e riparte 2.0, per il miglioramento e l’implementazione di ogni strumento e apparecchiatura, da quelle in dotazione ai dipendenti a quelle di gestione generale dei dati, e per lo sviluppo dei servizi online per il cittadino.
Obiettivi che stiamo cogliendo in tempi rapidi e di questo siamo molto soddisfatti”.
Valentina Vaccari ha chiesto chiarimenti sulla Consulta per le pari opportunità, “che a oggi mai è stata convocata. Quali sono le ragioni del ritardo e quali obiettivi si propone quest’organo sulla base degli indirizzi dell’assessorato?
Quale scuola secondaria è stata coinvolta nel progetto e a quanto ammonta di conseguenza il numero dei relativi studenti”?
“La consulta – ha precisato l’assessore Giovanna Carlettini – è stata nominata a giugno. Per cultura personale, sto cercando di convocarla in presenza.
Purtroppo finora non è stato possibile, aspetteremo ancora qualche giorno altrimenti ricorreremo alla modalità da remoto.
Per quanto riguarda gli obiettivi prefissati, devo precisare innanzitutto che non è l’assessore a deciderli.
La consulta è un organismo propositivo dove ciascuno potrà avere parola.
Saranno, quindi, i rappresentanti delle 25 associazioni partecipanti che indicheranno il percorso e gli ambiti da condividere.
Non ci siamo rivolti a una scuola ma abbiamo emesso un bando, molto apprezzato, che culminerà con un evento specifico il 25 novembre.
Abbiamo registrato 95 adesioni, un numero che ci soddisfa, con elaborati e disegni molto significativi.
Il bando ci ha fatto capire quanto la tematica della parità di genere sia molto sentita fra i giovani e questo ci stimola a proseguire nel lavoro con il mondo della scuola”.
Valentina Sileno ha chiesto chiarimenti sulla proroga del mandato dei consigli direttivi dei quartieri: “la scadenza attuale è il 31 ottobre. Le elezioni si svolgeranno entro il 31 dicembre, quali soci avranno diritto al voto, a quale annualità dovranno essere iscritti, considerato il regime di proroga a cui questi organi sono stati sottoposti, e quale sarà la durata dei nuovi”?
Alessandro Caneschi: “il problema del degrado in via Filzi continua, i lavori all’immobile dove sorgerà la futura sede della PM non sono ancora cominciati nonostante i proclami dell’amministrazione.
Chiediamo ufficialmente che sia comunicata la data precisa di inizio degli stessi”.
L’assessore Marco Sacchetti: “il 27 settembre, sulla base del codice degli appalti, è stata formalizzata la consegna dei lavori e da qual giorno decorrono i 330 giorni previsti per la loro esecuzione. A oggi l’impresa non si è presentata.
Sono fiducioso che lo farà a breve.
A essa spetta peraltro la messa in sicurezza dell’area di cantiere”.
Alessandro Caneschi: “molti cittadini lamentano condizioni molto critiche degli alloggi Erp: Arezzo Casa ha con il Comune di Arezzo un contratto di servizio che ‘sposta’ gli obblighi di manutenzione proprio in capo alla suddetta società.
Chiediamo quali azioni il Comune intende mettere in campo perché Arezzo Casa rispetti tale contratto di servizio.
Vogliamo conoscere lo stato di consistenza degli alloggi Erp e l’elenco degli interventi di manutenzione a oggi previsti per ciascuno, quelli attivati e quelli conclusi”.
Sempre sull’edilizia residenziale pubblica, Alessandro Caneschi ha riportato all’attenzione “la vicenda del ritiro del bando comunale sulle case popolari: per quali motivazioni l’amministrazione lo ha approvato e pubblicato a fine agosto quando sapeva benissimo come sarebbe andata a finire, a seguito della sentenza della Corte Costituzione e del necessario intervento successivo del legislatore regionale sul parametro, giudicato incostituzionale, dei 5 anni di residenza obbligatori?
La giunta ha compiuto un azzardo che si traduce in una vicenda poco edificante”.
L’assessore Monica Manneschi: “il Comune intrattiene innanzitutto rapporti non solo con la società che gestisce il patrimonio edilizio pubblico ma anche con Asl, Vigili del Fuoco e Prefettura: a ogni segnalazione che proviene da questi enti rispondiamo sollecitando l’intervento di Arezzo Casa.
Quest’ultima ha stilato un piano triennale degli investimenti dove figurano lavori per gli alloggi di via Funghini, via Mapighi, Tortaia e via Libia.
Per quanto riguarda il bando, devo precisare che lo abbiamo emesso sulla base della normativa vigente al momento, che era quella regionale del 2019.
Il fatto che adesso sia cambiata, delude innanzitutto le aspettative dei cittadini di Arezzo: le nuove povertà che coinvolgono in questa fase storica proprio questi ultimi devono trovare risposta. E la scelta della legge regionale non va in questa direzione”.
Marco Donati ha chiesto chiarimenti sul bando sport e periferie promosso dal Governo, del quale beneficeranno centinaia di Comuni italiani e destinato a riqualificare gli impianti sportivi.
I progetti del Comune avrebbero potuto consentire interventi sul palazzetto di San Lorentino e su altri tre importanti impianti legati al calcio, al tennis e al ciclismo. Tutti questi progetti compaiono tra quelli ‘esclusi a seguito dell’istruttoria tecnico-amministrativa’.
Crediamo sia doveroso un approfondimento per capire se sono stati commessi errori che hanno pregiudicato la nostra partecipazione. Una classifica del Sole 24 Ore sul cosiddetto ‘indice di sportività’ ci vede 65esimi proprio per lo condizione degli impianti, con una caduta di 25 posizioni”.
L’assessore Federico Scapecchi: “per il palazzetto di San Lorentino abbiamo già vinto il bando sport e periferie del 2018 procedendo dunque alla sua ristrutturazione, avvenuta per gran parte dell’immobile.
Ne resta una porzione residuale e per quest’ultima abbiamo partecipato al bando di cui stiamo discutendo.
A prescindere dall’esito, vi interverremo lo stesso con risorse comunali. Siamo stati esclusi ma insieme ad altri tantissimi altri progetti, praticamente un terzo di quelli che hanno partecipato. Mi viene da credere più per una questione di forma che di sostanza.
Lo verificheremo e siamo pronti eventualmente a fare ricorso.
Sugli altri tre progetti devo precisare che non sono del Comune: il circolo tennis ha sostanzialmente agito in autonomia, gli altri due impianti sono gestiti in regime di concessione e le rispettive associazioni che beneficiano dell’uso chiederanno, immagino, le motivazioni dell’esclusione dei loro progetti”.
Giovanni Donati ha ricordato, ancora sugli impianti sportivi, la “situazione disastrosa di quelli soprattutto in periferia.
A proposito del palazzetto di San Lorentino, cito la spesa di 1.250 euro per ciascuno dei 56 box doccia rinnovati: una cifra sproporzionata. Lo skate-park è nel frattempo chiuso e in stato di abbandono.
Sono previsti interventi di manutenzione per gli impianti trascurati”?
L’assessore Federico Scapecchi: “su San Lorentino va detto che le docce devono, a oggi, essere posizionate a una certa distanza.
Abbiamo cercato di mettere quello spogliatoio nella condizione migliore per permettere un suo uso completo anche in fase post-pandemica.
Peraltro abbiamo rinnovato anche il parco degli armadietti di sicurezza.
Abbiamo inoltre investivo sulla sanificazione di molti locali e sul rifacimento di alcuni interni con vernici lavabili.
Obiettivi prossimi sono la palestra per il karate, il nuovo impianto di riscaldamento al bocciodromo, la sistemazione del sottostrada dello skate-park per partire definitivamente con la sua realizzazione.
L’idea generale, infine, è mettere a bando alcune strutture sportive a questa condizione: i gestori effettueranno la manutenzione in cambio della gratuità della concessione degli impianti.
Potranno essercene alcuni per i quali le società non hanno forza o interesse a fare le opere. In tali casi, il Comune cercherà di sopperire”.
Valentina Vaccari ha chiesto che fine hanno fatto “i servizi di pre, post e dopo scuola, le risorse comunali che avevamo già richiesto a sostegno dei dirigenti scolastici per dare a questi la possibilità di garantirli.
Chiediamo la riattivazione di un coordinamento virtuoso tra amministrazione, scuola ed enti del terzo settore.
Riapriamo ai bambini immobili inutilizzati o sottoutilizzati, come l’ex centro di documentazione o l’ex banca d’Italia, affidiamoli agli enti del terzo settore per la realizzazione in sicurezza di percorsi pomeridiani di doposcuola, attività teatrali o ludiche, progetti culturali e di sostegno alle marginalità, con ricadute anche sulla sicurezza e sull’affermazione di una cultura della legalità”.
Michele Menchetti ha ricordato l’annuncio della prescindete della provincia riguardante i 37 milioni di euro previsti per investire nel nuovo polo scolastico di Arezzo, ubicato tra viale Mecenate, via degli Accolti, via XXV Aprile.
Nuovi edifici in grado di ospitare 2.000 studenti. “Auspico ci sia un dialogo tra Provincia e Comune su un intervento di tale portata: gli assessori ne sono a conoscenza, ce lo possono descrivere sulla base di uno studio di fattibilità, i tecnici comunali hanno espresso un parere in merito, la zona dev’essere necessariamente quella o non sarebbe opportuno intervenire su edifici già esistenti”?
L’assessore Alessandro Casi: “l’immobile dovrebbe sorgere tra via Duccio di Boninsegna e viale Mecenate, in un’area di proprietà della provincia.
Il Comune non ha alcuna competenza su questo progetto, che peraltro risponde a un disegno di delocalizzazione, rispetto al centro, degli istituti scolastici aretini”.
Giovanni Donati ha chiesto chiarimenti sullo stato della sicurezza e dell’igiene delle scuole comunali: “le classi sono dotate di vetri stratificati come prevede la normativa?
Chiedo che siano sistemate le tende alla scuola di Santa Firmina e che sia effettuata una ricognizione generale delle finestre”.
L’assessore Alessandro Casi: “ogni anno procediamo alla verifica dello stato degli infissi, con grande attenzione per tutto ciò che concerne l’edilizia scolastica.
Spetta ai dirigenti l’acquisto anche degli arredi e sono a conoscenza che a Santa Firmina si è proceduto in tal senso per le tende. Il Comune può intervenire tranquillamente per montarle e sistemarle”.