La storia che vi voglio raccontare oggi riguarda l’inesorabile e continuo impoverimento culturale ed economico di questo nostro territorio e città in particolare.
Nell’indifferenza più totale, abbiamo perso attività uniche e irripetibili che hanno fatto volare alto, anche nei simboli, il nome di questa nostra amata Arezzo.
Tra le tante attività, considerate fiore all’occhiello, la Porcellana bianca; alzi la mano, chi non ha avuto od ha ancora nella propria credenza o, piuttosto, regalato un raffinato coccio di candida portellana bianca?
Sul fine degli anni Settanta del secolo scorso, anni passati alla storia come anni di piombo, quindi difficili, qui ad Arezzo inizia la sua avventura di un gruppetto di soci la cui idea è quella di fabbricare oggetti di porcellana rifacendosi, anche, a quella antica tradizione etrusca prima e romana poi molto fiorente in città basta dare un occhio alle teche del museo Archeologico!
Era il 1979. L’idea è vincente.
Ben presto il marchio è riconosciuto ed apprezzato; il campanile stilizzato della Pieve, tratto verde su campo di candido bianco, è sinonimo di raffinatezza, eleganza, stile. Le porcellane vengono vendute inizialmente nei negozi storici di Milano via dell’Orso e di Arezzo.
La crescita è continua e costante, si amplia la sede di produzione. Sono anni di soddisfazioni.
Nel 1985 Porcellana Bianca apre al mondo del franchising e ne apprezza da subito l’enorme potenziale in Italia e nel mondo promuovendo così universalmente il fascino della casa toscana.
Poi, un giorno…. come tutte le più belle cose inizia il declino, ma in sordina in una quasi indifferenza.
Senza clamore si spengono le luci.
La proprietà passa di mano oggi è sotto il marchio THUN S.p.A., Bolzano.
Per quanto ne sappiamo!