Da ATAM ad AT, storia di un caos annunciato

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Vorremmo capire qual è stato il criterio che ha mosso la cosiddetta riorganizzazione del trasporto urbano, chi è il genio o i geni che hanno non solo ridisegnato i percorsi, ma pensato alla denominazione delle linee così come la scelta del periodo più problematico dell’anno – apertura anno scolastico – per l’entrata in vigore della novità.

Insomma, non vi è giorno che non arrivano segnalazione di un totale e pazzesco disservizio pubblico che interessa l’intera rete del trasporto comunale: dalle frazioni alle linee di collegamento cittadino, al servizio scolastico.

Capiamo che la vecchia circolare 1S o 1D come la 4 o la 6, e sono solo degli esempi, avevano poco di romantico, ma almeno funzionavano ed era ben comprensivo il servizio che offrivano da decenni.

Capiamo tutto, davvero tutto, ma ci risulta difficile capire perché da un servizio alla collettività che funzionava e bene si è scelto di offrire un disservizio dimostratosi tale dal primo chilometro di corsa.

Ci fa molta specie tutto questo perché oggi, con le simulazioni ai computer, le mille diavolerie tecnologiche a disposizione, gli algoritmi e tanto altro così come la volontà di salvaguardare l’ambiente dall’emissione nocive si è scivolati su una piccola macchia d’olio che si chiama buonsenso.

Buonsenso, questo sconosciuto che, ahinoi, neppure tra i banchi della fiera antiquaria è reperibile per quanto è diventato raro.

Insomma, come cittadini, a naso, dovremmo appellarci all’assessorato della mobilità urbana o forse all’Ufficio complicazioni cose semplici?

Che dilemma, che caos!

Aridatece la vecchia cara ATAM, che avrà avuto corriere sgangherate e puzzolenti, ma almeno ci portavano di qua e di là.

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