Anche nell’arte vi sono due pesi e due misure; o forse c’è davvero un’arte rossa ed un’arte nera stando a quando stiamo assistendo in questi giorni a proposito della Brick House Lego, una delle iniziative della Città del Natale, che troverebbe casa negli spazi della Galleria d’Arte contemporanea in piazza San Francesco.
Lo scandalo, pare che risieda nel fatto che si utilizzi un “tempio” dell’arte per ospitare per un paio di mesi due milioni di colorati mattoncini.
Novelli storici e critici d’arte “de noantri” si stanno stracciando le vesti per questo abominevole affronto culturale.
Ma andiamo a vedere di cosa si tratta.
Leggiamo dalla stampa locale che “La Brick House Lego è un’occasione per assistere a un percorso unico di artisti di grande richiamo nazionale e vedere da vicino opere originali e di recente costruzione.
Tra cui, per esempio, riproduzioni di dipinti famosissimi come la Gioconda, l’Ultima Cena e la Notte Stellata di Van Gogh del famoso artista Marco Mezzina; passando per una speciale sezione dell’Italia in miniatura con i monumenti più belli e importanti: da piazza San Marco, riprodotta con 170mila mattoncini dall’artista sardo Maurizio Lampis – un’opera unica in Italia – fino alla Fontana di Trevi e al Campanile di Giotto riprodotto completamente con mattoncini Lego, per un altezza di 3 metri e 10, ideati da Luca Petraglia.
E poi la Mole Antonelliana, il Duomo di Milano e il caratteristico stivale italiano fatto interamente con le costruzioni.
Ed ancora, L’iniziativa permetterà di ammirare anche i caratteristici paesaggi di Natale in stile Lego: sarà presente, in particolare, il più grande villaggio di Natale Lego mai realizzato, vicino alla conquista del Guinness world record, con oltre 400mila mattoncini, a cura dell’artista milanese Andrea Cortesi.
Nella Galleria d’Arte Contemporanea ci sarà spazio anche per i capolavori dell’arte rivisitati in stile Lego dall’artista romano Stefano Bolcato, con la sua mostra personale di oli su tela. Da René Magritte a Frida Kahlo, da Raffaello a Leonardo Da Vinci, Bolcato reinterpreta le opere in chiave pop.
Dal 2015, dopo il murale dedicato a un quadro del pittore Francesco Caroto del 1500, i mattoncini sono divenuti suoi inseparabili compagni.
Non solo opere d’arte rivisitate, ma anche tanti personaggi di oggi e di ieri ospitati nella cornice di piazza San Francesco, da Diego Armando Maradona a Lady D, da Maria Montessori a Dante Alighieri, immortalati dall’artista in stile Lego”.
Dopo aver letto e riletto ci domandiamo dove sta lo scandalo?
Ma l’arte non è un linguaggio universale e, soprattutto, non è quel mezzo che meglio di altri interpreta il suo tempo?
Forse non è Arte raffinata?
Per i gusti di lor signori è troppo di bassa lego, ohps, lega?
Eppure abbiamo assistito da parte loro ad alzate di scudi e straccio di vesti per non parlare di comitati per quei quattro murales d’arte spay di piazza del Popolo!
Suvvia, per una volta che ci sprovincializziamo davvero e che la città ospita una iniziativa originale, elegante ed interessante certe alzate d’ingegno sono inappropriate e, soprattutto, denotano la faziosità che chi dice di amare l’arte e di difenderla.
A volte conviene rosicare in silenzio: si fa più bella figura!
A ben vedere – non considerando Mimmo Paladino e anche Fabio Viale – questa “Lego exhibition” rappresenta per la Galleria comunale d’arte contemporanea un deciso salto di qualità.
Questa contrapposizione fa ridere, tra copiare opere d’arte di grandi geni dei secoli passati con i lego di plastica e le opere pittoriche realizzate dall’inventiva di un artista moderno, ipoteticamente apprezzabili tra molti anni una differenza esiste. Nei primi la pazienza del copiare, nel secondo inventiva personale astratta e moderna. Domando , ma se a Giotto avessero impedito o distrutto i primi dipinti, chi avrebbe conosciuto Giotto? Quanta poverta umana in questa contrapposizione.