Gli ultimi aretini si regolarono così: il frate carmelitano Giovanni Telesforo Cioli nel 1983 si ritirò in convento a Roma; Giovanni D’Ascenzi nel 1996 rientrò al suo paesello natale nel viterbese con l’intenzione di farvi il parroco, dopo aver lasciato alla Città un Centro pastorale polivalente nuovo di zecca in quel di San Leo; il cappuccino Flavio Roberto Carraro, passato poi a Verona, trascorse la vecchiaia prima a fare il missionario al giro per il mondo e poi come semplice frate ammalato in un convento veneto; Gualtiero Bassetti, con tutto che è cardinale, dall’episcopio di Perugia si è trasferito recentemente in quello molto più piccolo di Città della Pieve.
I vescovi pensionati di Fiesole e quello di Prato, nativi di Arezzo, vivono in Città rispettivamente nella canonica di Sant’Agnese e in casa propria; a Cortona, l’antico vescovo di Lucca trascorre la vecchiaia nella canonica della Cattedrale.
Sbirciando poi oltre i confini nostrani, vediamo che il vescovo emerito (si dice così) di Città di Castello, anche lui religioso, è tornato a vivere in convento al Santuario di Collevalenza e quello di Fiesole si è ritirato in una piccola canonica dell’alto Casentino.
Quindi tutte sistemazioni modeste, soprattutto discrete e lontane dalla sede precedentemente occupata, evitando così il rischio di “intrigare i bisi” al successore.
Riccardo Fontana invece ha pensato di fare altrimenti.
Non è tornato al versiliano paesello natio e si è inventato un “buen retiro” cittadino di tutto rispetto: già da anni si è dato da fare perché la Diocesi acquistasse dai Camaldolesi il malmesso palazzo in Piazza San Domenico precedentemente abitato dalle monache di clausura, per farlo poi lussuosamente ristrutturare in 11 appartamenti per i preti anziani; indovinate il più grande e il più bello a chi è toccato?
Il tutto – con tanto di targa marmorea sovrastante il portone d’ingresso – è stato pomposamente denominato “Domus Sancti Donati” (Casa di San Donato); il Patrono ne sarà quanto mai lusingato!
E anche le aretine plebi – morse dalla devastante crisi economica che mette in ginocchio senza pietà famiglie, pensionati, imprese – saranno estasiate nel sapere che vescovi e preti si possono invece permettere di metter su signorili dimore a proprio uso e consumo!
Come se in giro non ci fossero già abbastanza immobili di proprietà della Chiesa ove allocare i preti in pensione (in alcuni casi anche molto ricchi personalmente).
A Sansepolcro, per esempio, vi è un ampio, storico, vuoto e recentemente ristrutturato appartamento vescovile, che con poca spesa poteva essere adibito a dimora del pensionando Riccardo (oltretutto là di un prete in più vi sarebbe proprio bisogno); ma è notorio che lui detesta i biturgensi, i quali lo ripagano cordialmente con la stessa moneta … e quindi “nunn’è cosa”.
Però “il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi” e l’ultima operazione della Immobiliare Fontana ha suscitato comprensibile malcontento fra gli stessi preti e la gente comune; forse proprio per tentare di rintuzzare le critiche, in questi giorni è stato pubblicato dalla Diocesi un fascicolo per magnificare la “Domus Sanctae Marthae” de’ noantri.
Ma, come ben sapevano già gli antichi latini, se accampi scuse per difenderti, vuol dire che non sei poi tanto sicuro della bontà di quel che hai combinato …
Il patinato pamphlet fontaniano è tutto un inno alla armoniosa vita comune del clero, cioè a quella cosa che è come l’Araba fenice: “che ci sia ciascun lo dice, ove sia nessun lo sa” e assente oramai perfino dai conventi; per tacere della comicità del presentare proprio Riccardo Fontana lui medesimo in persona quale promotore di fraterna vita comunitaria in uno zuccheroso “Mulino bianco” clericale …
Nel testo in oggetto si insinua che sia stata la Santa Sede a volere la nuova dimora pretina … come no?!
Invece che ripararsi sotto l’ombrello vaticano, innanzitutto sarebbe molto più interessante far sapere quanto è costata in lavori e arredamenti e quanto costerà in gestione la nuova struttura e soprattutto chi ha pagato e pagherà.
Il processo penale che si sta svolgendo in Vaticano contro cardinali e altri alti funzionari, accusati di avere sperperato centinaia di milioni di euro in spericolate speculazioni edilizie in quel di Londra, consiglierebbe di essere cauti prima di invocare la Santa Sede quale ispiratrice e garante di operazioni edilizie in quel d’Arezzo …
Poi non si capisce perché allora non sia stata recuperata la Casa del Clero funzionante fino a qualche anno fa in Via XX Settembre: il palazzo di pregio è ancora lì, vuoto, invenduto, di proprietà della Diocesi … con molti meno soldi da spenderci nella ristrutturazione. E, se una Casa del Clero è così indispensabile, non si capisce nemmeno il perché quella di prima abbia cessato da tempo l’attività … Il massimo pregio decantato della novella Domus fontaniana è la vicinanza al Duomo e all’Oratorio di San Domenico, permettendo così ai preti (e soprattutto ad un certo vescovo) in pensione di continuare a rendersi ancora utili; e allora non si capisce di nuovo perché 300 metri in più o in meno (la distanza fra Via XX Settembre e Piazza San Domenico) facciano tanta differenza!
Insomma: per questi e per tanti altri motivi che non stiamo qui ad elencare, l’episcopato fontana ci pare concludersi con l’ennesima operazione propagandistica a mezzo stampa compiacente; basti pensare che per coonestare l’erezione della “Domus Sancti Donati” si arriva addirittura a riesumare la cosiddetta “Insula sacra”, cioè il fatto che nella parte della Città lungo l’asse della attuale Via Garibaldi molti secoli fa c’erano tanti conventi e quindi la nuova Casa del Clero rinverdirebbe tale assetto storico.
Eh capirai!
Se gli argomenti son questi …
E ce n’è pure un altro che fa il paio con il precedente: squilli di tromba e rulli di tamburi a mezzo stampa per presentare la “Domus” fontaniana quale promotrice di cultura, perché “un vecchio vescovo” vi mette a disposizione una biblioteca di 12.000 libri per la consultazione pubblica; qualcuno dovrebbe finalmente far sapere a tanto munifico donatore che siamo nell’epoca della smaterializzazione della cultura e del facile reperimento in internet perfino di libri antichi e fondi archivistici e che quindi mettersi oggi a spendere per fondar biblioteche non è proprio il caso, considerato pure che a poca distanza da Piazza San Domenico vi sono già la Biblioteca comunale e quella del Seminario.
Senza contare che l’epoca del clero acculturato e bibliofilo ci sembra tramontata purtroppo da un bel pezzo!
Dal 27 novembre 2022 Riccardo Fontana sarà dunque un pensionato di lusso attorniato da una piccola corte clericale in quel di Piazza San Domenico, a 2 passi dalla Cattedrale e dal successore (auguri!) …
Ci è stato riferito che in più occasioni sia pubbliche che private ha difeso questa sua scelta invocando il legame di tipo sponsale che unisce il vescovo alla sua diocesi; ciò sarà senz’altro vero, ma ad Arezzo lo sanno anche i sassi che quando era a Spoleto brigò smaniosamente per essere trasferito a Perugia (e invece poi gli toccò Arezzo); evidentemente in quel caso la legittima “sposa” spoletina poteva essere tranquillamente abbandonata per la più bella e importante perugina.
Tutto questo conclamato amore (non corrisposto) per Arezzo forse nasconde altre motivazioni; forse arriva un (triste) momento della vita nel quale non si ha un luogo dove tornare e non si sa dove andare, perché si è fatto il vuoto attorno a sè?
Tirar su muri (in senso materiale e figurato) è più facile e comodo che sapere intessere rapporti umani.
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