La Francia e la sua falsa integrazione sono al capolinea

Commento ai fatti

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Gli episodi di violenza che si sono scatenati dopo l’uccisione da parte della polizia francese di un ragazzo che non si era fermato ad un posto di blocco sono la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Sono anni che le autorità francesi si nascondono minimizzando o comunque facendo finta di nulla di fronte ad una e vera e propria islamizzazione del paese, con inclusa una latente e perniciosa sottomissione culturale e politica nei confronti dell’ islam.

“Non abbiamo paura, siamo musulmani orgogliosi.
Se i poliziotti cercano di ucciderci, li uccideremo a nostra volta.
Siamo autorizzati, è scritto nel Corano.
” Questa la dichiarazione di un dimostrante a favore di telecamera lo scorso 30 giugno nella banlieue parigina.
Video subito diventato virale e che conferma come gli estremisti islamici stiano cavalcando le proteste.

Sono oltre 750 le cosiddette “Zone Urbane Sensibili” (ZUS) dove vivono cittadini di origine immigrata in maggioranza africana, e proprio in queste zone dove lo stato non è più presente, dove la polizia o i servizi medici vengono accolti con sassate o molotov, gli imam salafiti negli ultimi 30 anni hanno seminato odio e violenza verso tutti gli “infedeli”, e proponendo in continuazione temi cari alla Fratellanza Musulmana, ovvero la vittimizzazione dei musulmani, l’islamofobia, il razzismo e tutto l’apparato di indottrinamento dell’islam politico.

Chi per questioni ideologiche, come i partiti di sinistra, chi per denaro e chi per mera convenienza elettorale, tutti coloro che negli ultimi anni hanno governato il paese si sono adagiati sottovalutando il pericolo rappresentato dall’islam estremo, come la corrente salafita.

Fiumi di denaro sono arrivati dal Qatar, dall’Arabia Saudita, dalla Turchia per finanziare qualsiasi attività di propaganda islamica.
Per fare un esempio, alla data del 2022 si stima la presenza di oltre 2.500 tra moschee e luoghi di culto, non pervenuti i dati delle situazioni irregolari o sconosciute.
Nel 1970 erano poco più di 100.

Vagheggiando una nazione multiculturale ed inclusiva, i francesi hanno volutamente ignorato che dal 2012 gli attentati terroristici hanno ucciso 271 persone e ferito oltre 1.200.
Sventati 71 attentati.

E non dimentichiamo i più eclatanti: la carneficina del Bataclan, il bagno di sangue alla redazione di Charlie Hebdo, il Tir lanciato a tutta velocità sul pubblico a Nizza.
Le reazioni inizialmente furono di sdegno e paura, ma dopo qualche giorno subito si corse a minimizzare gli episodi, a cercare attenuanti, poi un’alzata di spalle e via, ripartire.

Ultimo dato che ha scioccato l’opinione pubblica francese è stato scoprire che per i servizi segreti d’oltralpe oltre 24.000 persone sono considerate potenzialmente pericolose a causa della loro radicalizzazione religiosa islamica.

Nel 2021 una lettera firmata da alcuni generali in pensione metteva in guardia sulla possibilità di una guerra civile in territorio francese.
Macron, la sua maggioranza politica e i media francesi appecoronati  tutti insieme quasi risero e  presero in giro i generali.
Oggi la cruda realtà si è fatta tragica, e tutti si sono accorti che non c’è proprio più nulla da ridire.
Con buona pace del multiculturalismo.

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Roberto Bardelli
Il mio nome è Roberto Bardelli, Breda per gli amici, nasco sotto il segno dei Pesci il 10 marzo del 1972. Sposato, con un figlio, per vivere gestisco una stazione di servizio in Arezzo. Nel frattempo seguo la mia minuscola etichetta discografica, la SofficiDischi, Sono impegnato in politica da quando avevo quindici anni. Ho fatto il Consigliere di Circoscrizione, la Giotto, fino a quando sono esistite le Circoscrizioni, e tutt'ora sono Consigliere Comunale a Palazzo dei Priori, Arezzo. Una marea di passioni: la musica, la politica, il Saracino e il Quartiere di Porta Sant'Andrea, l'Arezzo Calcio, la lettura e i libri, gli sport motoristici, il rugby, la scherma, la storia classica e moderna, l'arte in tutte le sue forme, visitare musei, la natura, il pane, il tè la carne alla brace, fare l'amore. Cattolico e Cristiano, sono un inguaribile ottimista, per me il bicchiere è sempre mezzo pieno. Ma soprattutto, ricordarsi che c'è sempre una soluzione! Sempre!

3 Commenti

  1. E come accade dagli anni ‘70 negli USA, durante tutte le moderne “rivolte” qualcuno viene inquadrato dalle telecamere mentre saccheggia beni di lusso o scappa con un maxi schermo ultimo modello, poi dicono che i giovani non guardano piu’ la televisione.
    Oggi i rivoltosi con TV sono anche facilitati nella fuga dal peso inferiore e dagli schermi piatti.
    Un tempo era il pane oggi il superfluo desiderato.
    Tutto dipende dal vero fallimento nell’integrare tutti, ma allo stesso livello di Consumismo ……gli “ Ismi “ , storicamente, fallendo si avvicendano coprendosi sempre di ideali o fedi .

  2. Ma il ” Cattolico e Cristiano” dell’autopresentazione è per evitare che si possa pensare che il Bardelli sia “Cattolico e Musulmano” o “Musulmano e Cristiano”?
    O è una critica latente al pappamollismo della Giorgia che si è presentata col solo “yo soy cristiana”?
    ( ingenerando magari il dubbio, nonostante una certa tracotanza identitaria nell’affermazione, che possa essere sì cristiana, ma magari protestante).

    Anch’io sono convinto che la Francia, e non solo, abbia un grosso problema con l’Islam radicale.
    Viviamo in un mondo pieno di problemi enormi di cui è difficile venire a capo e che provocano spesso smarrimento.
    Ma le strida bardellesche mi sembrano parte del problema, nel senso che aiutano poco a cercare di risolvere le cose.

    L’unica cosa che propongono è la paura, nessuna soluzione praticabile all’insegna di un’intelligenza politica che ha il dovere di tentare di evitare uno scontro totale che potrebbe portare conseguenze ancor più drammatiche.
    Tanto per cominciare andrebbe evitato di ammazzare ragazzini di 17 anni quantunque non si fermino a posti di blocco e non considerare la cosa solo come un pretesto per rivolte.

    La Francia ha circa il 9% della popolazione che è musulmana e il rapporto col mondo musulmano viene da lontano, specie dal colonialismo, ha caratteristiche sue particolari che vanno al di là del fenomeno migratorio più recente che coinvolge tutta l’Europa.
    Pensare che in Francia si sia evitato e si eviti di affrontare i problemi di convivenza quando si pongono è puerile e non veritiero.
    Si potrebbe partire dal considerare che il fondamentalismo non è la caratteristica di tutto il mondo musulmano francese, d’altra parte neanche tutto “musulmano praticante” ed anzi che il fondamentalismo è per fortuna minoritario.

    Ricordiamo penso tutti le polemiche di alcuni anni fa quando il governo ha vietato addirittura il “velo” a scuola, mentre le comunità islamiche di gran lunga più rappresentative hanno sottoscritto la Carta proposta da Macron dove tra l’altro c’è l’impegno a non strumentalizzare la fede a fini politici, la compatibilità della regione musulmana con i principi della Repubblica e l’uguaglianza tra uomo e donna.

    Nel documento, vengono denunciate le pratiche delle infibulazioni, dei matrimoni forzati, dei “certificati di verginità” per le spose, e si rifiuta esplicitamente il razzismo e l’antisemitismo.
    Si afferma che il principio di uguaglianza davanti alla legge obbliga tutti i cittadini, compresi i musulmani in Francia, a vivere rispettando le leggi della Repubblica che sono garanti dell’unità e della coesione del Paese.

    Il “multiculturalismo” non è stato solo fallimento, perché di fatto esiste anche una larga integrazione.
    Ci si può credere o meno ma è l’unica strada che si può tentare in un mondo dove gli spostamenti etnici sono al massimo realisticamente solo limitabili ma non certo eliminabili.
    Il mondo musulmano non è fatto solo di banlieu ingovernabili, così come l’Italia non è fatta solo di quartieri in mano ai Casamonica e agli Spada, alla camorra e alla mafia.
    E trattare il fenomeno delle banlieu solo dal punto di vista del problema del fondamentalismo è riduttivo, nel senso che esse costituiscono anche un problema sociale, così come lo sono da noi quartieri come “Le Vele” a Napoli o lo “Zen” a Palermo per fare esempi famosi.

    Non sono un ammiratore del mondo musulmano, che anzi ha a mio parere molte caratteristiche detestabili.
    Ritengo che si debba cercare di controllare i flussi migratori per il possibile.
    E il fondamentalismo islamico va fermamente contrastato.

    Ma non sopporto chi cerca consensi politici parlando di “blocchi navali” per farsi votare da gonzi che poi ovviamente non li vedranno non dico realizzati, ma neanche più nominati da chi li ha proposti.
    E in Francia c’è un grosso problema con parte del mondo musulmano, se penso al caso del professor Paty, che il Bardelli si è dimenticato citare, rabbrividisco.

    Ma c’è bisogno di agire secondo quelle che sono le caratteristiche civili del nostro mondo europeo, perché è questa innanzitutto l’identità che dobbiamo salvare e dobbiamo rendere propria dei mondi diversi dal nostro.
    A volte non si possono nenche escludere soluzioni di una certa durezza ma chi si proclama ad ogni occasione cattolico e cristiano è il primo che deve cercare soluzioni e proposte che si ispirino ai suoi “credo”.

    Se invece, nel terzo millennio, ci si ispira alle crociate o alle battaglie di Lepanto o della Le Pen come soluzione cristiana mi sa che abbiamo un problema in più.

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