E’ un piacere rileggere e rivedere il Brunacci, anche qui su l’Ortica, ogni tanto.
Tra Firenze, Siena e Perugia, chiaro che Arezzo ne doveva buscare… Ma, Dio bono, tutta ‘sta cialtroneria?
Possibile che nella terra della Chimera, di Guido, di Piero, in questa terra dall’aria tanto sottile dall’aver dato a Michelangelo il suo genio, si siano poi accumulati – come barca di spazzatura – tanti elementi antropici negativi?
Però, ovvìa, a pensarci bene, anche il parlare non è proprio bello: gira gira, qua, di buono ci dev’esser solo il fegatello!
“Un rocco de maiel – ditto salciccia – / fu chiuso un l’arca con cura gillosa / pel mutivo che i rocchi, anco de miccia, / tenton dimolto la gente golosa. / Un faccia cheso: el povero Pisello / funì ‘n galèa per un fegatello. […]” (Alberto Severi “El rocco e la renga”).
E’ un piacere rileggere e rivedere il Brunacci, anche qui su l’Ortica, ogni tanto.
Tra Firenze, Siena e Perugia, chiaro che Arezzo ne doveva buscare… Ma, Dio bono, tutta ‘sta cialtroneria?
Possibile che nella terra della Chimera, di Guido, di Piero, in questa terra dall’aria tanto sottile dall’aver dato a Michelangelo il suo genio, si siano poi accumulati – come barca di spazzatura – tanti elementi antropici negativi?
Però, ovvìa, a pensarci bene, anche il parlare non è proprio bello: gira gira, qua, di buono ci dev’esser solo il fegatello!
“Un rocco de maiel – ditto salciccia – / fu chiuso un l’arca con cura gillosa / pel mutivo che i rocchi, anco de miccia, / tenton dimolto la gente golosa. / Un faccia cheso: el povero Pisello / funì ‘n galèa per un fegatello. […]” (Alberto Severi “El rocco e la renga”).