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Ecco Ombre rosse, il nuovo libro di Claudio Repek

Politica, economia e società ad Arezzo. 1985 - 2020: dalla sinistra al centro sinistra e infine al centro destra

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35 anni di storia aretina: dal 1985 al 2020.
Sintetizzati in 800 pagine, in una dettagliata ricostruzione cronologica e in 91 interviste a politici, imprenditori, sindacalisti e giornalisti.
Ecco Ombre rosse, il nuovo libro di Claudio Repek, edito da Clichy Firenze che ricostruisce il passaggio della provincia di Arezzo dalla sinistra al centro sinistra e infine al centro destra. Con il declino di vecchie classi dirigenti e con la nascita, talvolta stentata, di nuove leadership in un quadro economico e sociale sempre più difficile e complesso.

Ombre rosse sarà nelle librerie dal 17 ottobre e il 21 ottobre sarà l’occasione per un convegno sulla politica aretina che si terrà nella sala della Borsa Merci in piazza Risorgimento ad Arezzo.
Appuntamento alle ore 15.45.
Dopo il saluto del Presidente della Camera di commercio Arezzo e Siena, Massimo Guasconi, sono in programma tre sessioni di confronto coordinate da Ivo Brocchi in collaborazione con i colleghi giornalisti Luca Caneschi e Sergio Rossi.

La prima sessione sarà dedicata alla fine del Novecento  e interverranno Rossella Angiolini, Maurizio Bianconi, Vasco Giannotti, Paolo Ricci e Mauro Seppia. La seconda all’inizio del nuovo secolo con gli interventi di Vincenzo Ceccarelli, Giuseppe Fanfani, Alessandro Ghinelli, Francesco Macrì e Paolo Nicchi. La terza sessione lascerà spazio a imprenditori e sindacalisti per affrontare il rapporto tra economia e politica con Fabrizio Bernini, Valentino Mercati, Marco Randellini, Maria Cristina Squarcialupi, Stefano Tenti e Alessandro Tracchi.

Scheda sul volume

“35 anni e 100.000 abitanti: una finestra temporale e un microcosmo.
Arezzo racconta, e talvolta anticipa, un pezzo di storia italiana
– scrive Claudio Repek.
Tra il 1985 e il 2020 tutto cambia e nulla si stabilizza.
Nel 1999, dopo 53 anni di amministrazione di sinistra, il centro destra conquista il Comune.
E’ un gentile omaggio del centro sinistra, frutto anche del disorientamento e della presunzione dei partiti di massa del Novecento che sono ormai grossi gatti illusi di essere ancora le tigri di un tempo.
Gli anni tra il 1985 e il 1999 aiutano a capire questa conservazione di illusoria identità.
Il centro destra ringrazia ma non è pronto.
Esalta il suo sindaco e in quella che pensava essere una marcia irreversibile e trionfale, nel dicembre 2005 inciampa nello scandalo Variantopoli.
E così alcuni consiglieri vanno in prigione e il sindaco a casa.
Il centro sinistra ringrazia ma non si organizza.
I filoni Pci-Pds-Ds e Dc- Popolari-Margherita confluiscono in un Pd che sogna di tornare a essere un partito di massa. Due mandati tra il 2006 e il 2015 con Giuseppe Fanfani e poi il centro destra riprende il governo non solo del Comune ma della quasi totalità della provincia aretina.
Un vasto territorio che in pochi anni passa dalla sinistra alla destra con il radicamento prima di Forza Italia e An-FdI e poi della Lega.
Si sviluppano ma non si affermano M5S e civismo. La sinistra radicale saluta.
Sullo sfondo crisi economica, povertà sociale, classi dirigenti che non si rinnovano. Imprenditori e sindacalisti che vedono sparire politici e istituzioni dai loro radar.
Giornalisti che raccontano di una politica sempre più attenta al virtuale e sempre meno al reale.
I votanti si dimezzano, i partiti si contraggono, la partecipazione si volatilizza.  Il tramonto è lontano perché i cicli politici sono ormai brevissimi ma l’alba non è ancora in agenda.
Le ombre rosse del Novecento possono aiutare a capire cosa è accaduto.
Non per voglia di nostalgia ma per bisogno di futuro”.

Nella sua prefazione, il professor Camillo Brezzi, già docente di storia contemporanea e pro Rettore dell’Università di Siena, ricorda come Ombre rosse estenda

“lo sguardo alla classe dirigente della città e della provincia nell’arco cronologico compreso tra dalla metà degli anni Ottanta del Novecento all’inizio degli anni Venti del Duemila. (…) Nell’attenta ricostruzione degli avvenimenti politici, economici, culturali, sociali della realtà aretina fa riferimento alla stampa (…) ma non solo. La parte più innovativa è rappresentata dalle numerose testimonianze, le quali, dato il periodo considerato, sono in gran parte degli stessi protagonisti degli eventi descritti”..

Scrive ancora Brezzi:

“Il periodo storico analizzato da Repek è una fase di grandi cambiamenti nell’economia con la fine dell’industrializzazione e della prevalenza del manifatturiero, dal tentativo di affermazione della piccola e media impresa alla progressiva ma non risolutiva terziarizzazione: una vera trasformazione sociale.
Si avverte il passaggio da una città chiusa in se stessa al volersi aprire puntando sui suoi eccezionali (…), il dato più visibile è rappresentato dalla rottura, (…)  avvenuta il 27 giugno 1999 con l’inaspettata vittoria di una maggioranza di centro destra”.

In una delle due postfazioni, Paolo Nicchi, già vice sindaco e assessore del Comune di Arezzo, ricorda come

“il 1999, cioè la fine del secondo millennio, sia uno spartiacque. Ad Arezzo piano piano la destra prende coraggio, acquisisce potere e si consolida.
Molti dirigenti politici del centro sinistra lasciano. Altri rimangono e io sono tra questi. Continuare a impegnarsi civilmente e politicamente non voleva dire rimanere ancorati ad un potere che, tra l’altro, non c’era e non c’è nemmeno più.
Voleva e vuole dire mantenere lo stesso sentimento che negli anni Settanta mi portò alla politica, nella convinzione che siamo una comunità e che serve, anche se piccolissimo, il contributo di tutti.
Sono quasi più orgoglioso di essere rimasto nei momenti bui, che di quello che ho fatto nei momenti di piena luce della mia vita e della politica”.

Nella seconda postfazione, Vasco Giannotti, dirigente nazionale del Pci e poi parlamentare, sottolinea come

“questo libro sia un punto di ripartenza per la politica aretina.
Aiuta a capire che la storia ha radici profonde e che se vogliamo un domani diverso, dobbiamo conoscere e bene quello che è successo ieri.
Capire il passato è un passaggio ineludibile ma, ovviamente, non sufficiente.
La politica deve recuperare creatività, progettualità, solidarietà, centralità degli interessi generali rispetto a quelli personali.
Niente più misteri. (…).
Oggi c’è bisogno di un Rinascimento politico che dia possibilità di espressione alle potenzialità esistenti ma che rimangono sotto traccia.
Potenzialità diffuse soprattutto tra i giovani e le nuove professioni.
La nostra comunità locale ha bisogno di nuove motivazioni e nuova coesione sociale e culturale”.

 

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