1960, le tre casette di legno in cima ai prati della Burraia

il gossip di Cesare Fracassi
In un rifugio stretto e improvvisato, otto ragazzi si trovano a dover fare i conti con la fame e le risorse limitate.
Una scelta insolita per dividere il cibo li salva, ma mette alla prova il loro spirito di sopravvivenza.
Tra condivisione e sacrificio, emerge il vero significato dell'amicizia e della solidarietà

0
331

Era una giornata nebbiosa con piccole gocce gelate che non facevano vedere niente.
Si era venuti con la 600 del Babbo di Piero Borri, Piero aveva già la patente, ottimo sciatore la cui famiglia aveva riadattato una capanna di legno a casa, una stufa economica come riscaldamento e cucina, taniche di acqua pronte per l’uso per essere scongelata, una tavola 4 sedie e un letto a castello, il tutto in 8 metri quadri l’altra auto era sempre una 600 fiat, quella di Paolo Pichi,.

Eravamo: mio fratelo Pietro, Giulio Rupi Piero Borri, Gianni Bigazzi, Paolo, Io, Dedo Cartocci e Enrico Romanelli.
Io ero il piu piccolo 13 anni, poi poco più grande il Dedo, gli altri del 1943 e 42 i due autisti neo patentati.

Dopo una mattinata di sci ci si dette appuntamento per il pranzo, Gianni prese la responsabilità di andare a prendere una gavetta di sugo all’albergo, e il pane oltre che una bottiglia di vino, mentre Piero accendeva la stufa economica, per riscaldare la capanna.
Struttura il legno stagionato a due strati con intercapedine di terra e sabbia , penso, piantito in legno sopra gettata di calcina.
Erano tre capanne, le altre proprio mal ridotte e sbilenche, quella pur senza bagno e ascensore, poteva ospitare al massimo la famiglia Borri, tre persone.

La nuvola di nebbia intensa riuscì a scavalcare il Gabrendo, era già tardi per l’appuntamento del pranzo, subito lasciato il traino, con accortezza cercai di restare nella pista battuta fino al tratto pianeggiante, quando di fronte a me una macchia nera, era Giulio, occhiali appannati, non sapeva dove andare, non piangeva, era immobile, sarebbe rimasto congelato se io non lo avessi visto, pochi erano gli sciatori, era infatti un giorno feriale, ma per noi festivo, la Madonna del Conforto.

Gli detti da prendere il piattello della mia racchetta e di seguirmi, tanto andavamo al passo in diagonale verso la casetta, la Madonna fece anche allora il miracolo, lui fu salvo, ma io ero infreddolito, arrivammo ed entrammo dentro subito ci misero accanto alla stufa, ma di una cosa ci avvertirono, di spaghetti, ce ne era solo un pacco da 500 gr ed eravamo in otto.

Paolo aveva spezzato il pacco in due rendendo la visione duplicata, ma a me venne l’idea selettiva, sputai nell’acqua della pentola in ebollizione, ma nessuno si tirò indietro e furono una serie di spruzzi di saliva…… ( na fame,… il tegame del sugo fu ripassato a turno con fette di pane, dopo il condimento e dopo aver aggiunto anche acqua e e sale, io con   l’orcello mi feci anche il dolce, con vino e zucchero)
All’ inizio della selezione fui allontanato in malo modo, ma per far posto agli altri allo stesso gesto,…. la sopravvivenza!!?.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui