La leggenda, le donne, le varie scorrerie banditesche del Bobini “il Gnicche” le conoscete tramite i vari cantastorie, ma la sua morte per mano dei carabinieri, quel 14 Marzo 1871 necessito’ del riconoscimento dello zio di mia nonna.
Era un Rosadini di Viciomaggio, in quei tempi, faceva funzioni di veterinario ” vetrinaio”. Forse è per questo che quando venivano a castrare i lattoni, oltre che per i rognoni, subito cotti al fuoco con olio e aglio nel tegamino dall’alluminio, e ancora ‘un so’ morto!, mi appassionava la mano sicura del castrino e il suo bel coltellino, oltre la maestria nel ricucire, e l’aiutante, che con una pennellata di olio bollente, rimetteva nello stalletto il povero animale; poi il gioco dei dottori dietro il pagliaio, con le coetanee di turno, tanto che erano felici di mostrarmi le parti intime senza pudore, sapevano che assistevo agli accoppiamenti del verro, oltre alle figliature delle bestie, insomma gia fin da piccolo sapevo tutto e ben presto iniziai a “punturare” anche i maiali e ricucirli, forse avevo preso da questo mio parente, esistito più di 100 anni prima di me.
Ritornando a quel 14 Marzo, così raccontava, mia nonna, la nipotina del facente funzioni del veterinario di quell’ epoca, fu svegliato di notte da un carabiniere e fu portato alla caserma di Badia al Pino; si trovò di fronte un corpo nudo sopra un tavolo, ancora caldo, bracce e gambe spenzolavano dal ripiano.
” È lui!?” domandarono i gendarmi ” Sì!”, confermo’ il Rosadini.
Il mi’ “biszio”, lo incontrava nelle sue uscite notturne, per far figliare una vacca o mucca o ‘na cavalla, e diverse volte nei pressi di Pieve al Toppo, il Gnicche, che dopo essersi fatto dare un toscanello, lo lasciava passare senza interferire nel suo lavoro, anche perché avrebbe potuto aver bisogno di lui.
Prima di andarsene con il suo calesse dalla caserma, vide che non aveva colpi di arma da fuoco anteriori, ma il tavolo era intriso di sangue.
Come era andata, lo venne a sapere dopo…,
esisteva una bella sposa al Tegoleto, il cui marito conoscendo la tresca della moglie con il bandito, avendo bisogno di denaro, lo vendette alla giustizia prendendosi una lauta ricompensa. I carabinieri si erano appostati alla casa dove il Gnicche si incontrava con la giovane, aspettarono un po’ Per essere sicuri che lo avrebbero trovato senza armi, e sfondando la porta entrando all’improvviso, e colto durante l’amplesso, non gli restò altro, al Federigo Bobini di Civitella, di scappare dalla finestra “ignudo”, ma nella fuga fu freddato dal fucile di un carabiniere.
Di donne ne aveva avute tante, una di Borgunto bellissima, e forze anche qualche nobile della Valdichiana, certo lo aveva ucciso, non il carabiniere al quale aveva staccato un dito, con un morso, quando sempre a Pieve a Toppo, lo tentavano di ammanettare.
A ricordo di mia nonna Gioconda e del mio bizio!