Dal barocco classico, in netto contrasto con il linearismo rinascimentale e caratterizzato da una rigorosa unità strutturale, si evolve un nuovo stile: il Rococò.
Durante la reggenza di Luigi XV, su consiglio del ministro Colbert, il re fondò nel 1763 la “Manifacture Royale des Meubles de la Couronne”, un’organizzazione che riuniva i più abili orafi, falegnami, tappezzieri, scultori, incisori e maestri artigiani. La direzione di questa prestigiosa istituzione fu affidata al pittore di corte, Charles Le Brun, che impose la propria visione in modo autoritario, curando ogni dettaglio con grande meticolosità.
Questo sistema decorativo rispondeva all’esigenza della corte di rappresentare la maestosità del trono e del re. Ciò si rifletteva negli arredi delle residenze reali, dove due forme di assolutismo – quello di Luigi XV e quello di Le Brun – si intrecciavano. Gli arredi passarono dalle linee squadrate e solenni tipiche di Luigi XIV a forme sinuose, con decorazioni elaborate di ghirlande, foglie e dorature che raggiungevano un’estetica volutamente opulenta.
Questi elementi, inizialmente destinati alle esigenze della corte, cominciarono a essere richiesti anche dalla crescente borghesia medio-alta, desiderosa di esibire il proprio prestigio e la propria ricchezza. Le forme si adattarono a una clientela raffinata ed elegante: proporzioni armoniose, talvolta asimmetriche, curve leggere e linee ondulate arricchivano gli oggetti. Le decorazioni in bronzo dorato, fogliame intagliato, laccature e intarsi colorati conferirono leggerezza e dinamismo ai pezzi, evitando di appesantirli.
In questo periodo nacquero anche gli oggetti in argento francese, caratterizzati da linee frastagliate, scanalature ispirate a conchiglie e forme ondulate. Questi manufatti rappresentano forse l’apice dell’arte decorativa francese, espressione di un gusto ricercato e sofisticato.