Oggi tre persone non sono più tra noi. Due piloti di elicottero e Lorenzo Rovagnati. Quarantuno anni, sposato con Federica Sironi, padre di due figli e uno in arrivo, amministratore delegato e coerede, con il primogenito Ferruccio, dell’azienda di famiglia, ieri mattina, si è alzato dal letto. Forse, come i due piloti, ha bevuto un caffè, o magari no. Forse si è vestito con un gesto automatico o con cura, non mi è dato sapere. Forse ha fatto colazione, ha guardato il cellulare, ha risposto a qualche messaggio, controllato un appuntamento, scorrendo distrattamente la schermata delle notifiche.
Forse ha fatto un programma per il giorno dopo.
Quel giorno dopo, per lui, per loro, non è mai arrivato.
L’elicottero su cui viaggiavano si è schiantato a Noceto, probabilmente per la nebbia, ieri alle 19.02, rientrando in azienda. Fine.
Un attimo prima c’erano.
Un attimo dopo, non c’erano più. R.I.P.
E allora viene da chiedersi: quanto diamo per scontato il tempo che abbiamo?
Viviamo convinti che ci sia sempre un domani. Rimandiamo parole, gesti, abbracci. Pensiamo sempre che ci sarà un’altra occasione per dire “ti voglio bene”, per dire “grazie”, per fare quella telefonata che continuiamo a posticipare.
Ma domani non è mai una certezza.
E allora, cosa resta davvero?
Non le cose che possediamo. Non i piani che avevamo fatto. Resta solo ciò che abbiamo dato.
Resta l’amore che abbiamo avuto il coraggio di esprimere.
Resta il tempo che abbiamo dedicato agli altri.
Resta il segno che abbiamo lasciato nelle persone, nei gesti, nei dettagli.
Eppure, continuiamo a trattenere. Tratteniamo emozioni, gesti, parole, persino oggetti. Abbiamo paura di dare, di esporci, di mostrare il nostro amore, di abbassare le difese. Ma l’amore non espresso è amore sprecato.
Perché ci diciamo sempre “lo farò domani”?
Perché crediamo di avere tempo?
Perché abbiamo paura di sembrare ridicoli se diciamo “mi manchi”? Di essere deboli se tendiamo la mano per primi?
Eppure, non c’è mai debolezza nel bene.
Dare non è perdere, è moltiplicare.
Per questo, ho scelto di donare in vita.
Tante cose d’arte che mi hanno accompagnato nel mio percorso, che ho scelto con cura, utilizzato, amato. Cose che ancora hanno valore per me, ma che forse non userò più. Forse per età. O forse no! E nel caso… le ricomprerò!
Ho già deciso da tempo di dare a una persona corretta, che lavora per la comunità dove vivo da 35 anni, molte cose a cui tengo. Oggetti che portano con sé una storia, un pezzo di cuore. Non con tristezza, ma con la gioia di sapere che potranno servire ancora, vivere ancora in altre mani.
Un piccolo esempio, tra tanti. Ho tre cavalletti.
Uno per tele grandi, uno da tavolo, uno da viaggio.
Ho dato via il più bello.
Era un cavalletto da paesaggio, quello che mi ha accompagnato in tanti momenti di creazione. Ma so che oggi preferisco scrivere, piuttosto che dipingere en plein air. So che non andrò più in giro con pennelli e colori.
Ma lui forse sì. Lui è più giovane di me. E da decenni, come me, si dedica all’arte. Facciamo mostre. E se anche non lo usasse lui, lo farà usare a qualche artista del nostro gruppo.
E allora perché tenerlo?
Perché lasciarlo in un angolo di studio a prendere polvere?
Perché aspettare che, un giorno, tutto quello che ho diventi solo un peso per chi resta?
Meglio dare ora.
Meglio scegliere, con consapevolezza, chi potrà continuare ad avere cura di ciò che per me è stato importante.
Si può dare prima. Si deve dare prima.
Non dovremmo aspettare di morire per lasciare qualcosa agli altri. Dare è un atto di vita.
E non si tratta solo di oggetti.
Si tratta di affetto, attenzioni, tempo.
Quante volte siamo stati restii a donare il nostro tempo?
Quante volte abbiamo evitato una telefonata, rimandato un incontro, ignorato un messaggio perché “tanto ci sarà un’altra occasione”?
E se quell’occasione non arrivasse mai?
Alla fine, non portiamo via nulla con noi.
Non il denaro.
Non gli oggetti.
Non le cose che ci sembravano così importanti.
Portiamo via solo la traccia che abbiamo lasciato nel cuore degli altri.
Quello che resta non sono le parole non dette, ma quelle che abbiamo avuto il coraggio di pronunciare.
Non sono le cose che abbiamo conservato, ma quelle che abbiamo donato.
Non sono i giorni in cui siamo stati prudenti, ma quelli in cui ci siamo lasciati andare, senza paura di amare.
Viviamo ogni secondo con il senso che merita.
Non rimandiamo l’amore, i gesti, le parole.
Non lasciamo indietro nulla che valga la pena essere vissuto.
Un momento ci siamo.
E un momento dopo, possiamo non esserci più.
S.S.C.