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giovedì, Aprile 24, 2025
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I giorni della grande nevicata

Il gossip di Cesare Fracassi
Un inverno indimenticabile tra neve, sacrifici e semplici gioie di montagna

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Ho un vago ricordo della neve nei primi anni ’50. Negli ultimi giorni dell’anno nevicò senza sosta per tre giorni, formando un manto che passò dai 30-40 cm iniziali a un accumulo ancora maggiore. Il Comune chiamò gli spalatori, che iniziarono a liberare le strade solo dopo il termine delle precipitazioni.

La mia mamma non ci faceva uscire: restavamo rintanati in cucina, accanto al focolare e alla stufa brucia-tutto. Avevamo raccolto un’enorme quantità di piccole pigne nei mesi precedenti, quasi un cassone intero di un vecchio Fiat 634 a muso lungo. Mio fratello, reduce da una brutta broncopolmonite che lo aveva costretto a letto per due mesi, aveva bisogno di aria di montagna, così il babbo, con grandi sacrifici, aveva affittato una casina. Era mezza in muratura: al piano terra c’erano la cucina-tinello e il bagno, mentre una scaletta stretta e ripida portava a due piccole camere mansardate, con pareti di legno e tetto spiovente che non permetteva di usare letti con le gambe alte.

Non avendo l’auto, il babbo riusciva a venirci a trovare solo di rado, con una Vespa 125. Il viaggio di andata e ritorno lo avevamo fatto in camion, seduti sul lettino della cabina. Le nostre giornate passavano tra lunghe passeggiate in montagna e la sera andavamo a prendere il latte fresco alla fattoria in basso. La carne era un lusso, ma quando il babbo veniva a trovarci, portava con sé conigli e polli della nonna, destinati quasi esclusivamente al convalescente. Io, il più piccolo, mi accontentavo di patate cucinate in mille modi, pane con latte, pane con vino e zucchero, pomodori sfregati e conditi con olio e sale, funghi e fragole selvatiche in abbondanza.

Un giorno, però, iniziai a sentire un dolore lancinante al gomito: si era formato un grande rigonfiamento, come un briciolo cresciuto a dismisura. Passai la notte in lacrime, con un dolore martellante. All’alba, la mia mamma lasciò mio fratello dai vicini e mi portò a Firenze in autobus. Ricordo poco di quel giorno, solo che in ospedale mi incisero il gonfiore e mi curarono con tintura di iodio. Dopo qualche giorno potevo di nuovo piegare il braccio: dissero che poteva essere stata una reazione alle fragole o a una puntura d’insetto.

Mi ripresi in tempo per la festa del Passo. C’era il palo della cuccagna con i premi in cima: la famosa lettera (che decretava la fine della gara), le 1000 lire, il prosciutto, il salame, la finocchiona e una bella forma di cacio. Poi c’era la gara di chi riusciva a mangiare più velocemente un piatto di pastasciutta con le mani legate dietro la schiena.

Negli ultimi giorni della nostra permanenza arrivò l’esercito per le manovre: proprio accanto alla nostra casetta posizionarono un grande faro montato su un rimorchio, alimentato da un generatore a gasolio. Ancora più a monte piazzarono una batteria di cannoni. Di notte sparavano i bengala: sembrava la scena di un film, mancavano solo i cavalli e gli indiani!

Alla fine arrivarono anche gli spalatori, che aprirono varchi davanti alle porte delle case. I cumuli di neve ai lati delle strade erano più alti di me. Le auto viaggiavano con le catene, e solo vicino ai muri delle case si erano formati stretti passaggi per i pedoni. Il manto bianco resistette fino all’ultimo giorno di Carnevale.

In Via Vittorio Veneto c’era il Bar Bernardini, famoso per la torta del Saracino, una sorta di panettone senza canditi ma con tante uvette. Il bar distribuiva piatti di latta con la pubblicità della birra Peroni, e noi, per il Corso Italia, li usavamo come slitte.

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Cesare Fracassi
Cesare Fracassi
Nato ad Arezzo nel 1946, in via Crispi 66, al suono della prima sirena del Fabbricone. Frequentò le elementari a Sant'Agnese, una scuola di vita e di battaglie. Dopo le medie, proseguì con il liceo classico e intraprese studi di medicina e giurisprudenza, completando tutti gli esami di quest'ultima. Calciatore dilettante, fondatore della squadra Tuscar Canaglia, sciatore agonistico e presidente della FISI provinciale. Esperienze lavorative: mangimista, bancario, consulente finanziario, orafo, advisor per carte di credito, ideatore della 3/F Card, registrata presso la SIAE (sezione Olaf n°1699 del 13/4/2000) con il titolo "Global System", agricoltore e, ora, pensionato.
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