Un tempo si giocava a “bullini” fino alle medie, e uno dei giochi era il “Pio”. Ora vi spiego come si giocava:
Vi erano i bullini da uno, gli schizzini da due, da quattro e persino da otto.
Si poneva una posta da 6, 8 o 10.
Potevano esserci anche 80 “bullini” in palio. Si contava da una linea, 80 passi, si mettevano 79 bullini in fila, partendo da quelli di minor valore, e, isolato e distanziato, il Pio, quello che aveva maggior valore.
Avveniva la conta, “il conto”, e il sorteggiato tirava per primo dalla distanza di 80 passi. Di regola, si lanciava con una sfera di ferro e, se si colpiva uno dei bullini, si prendevano anche quelli di minor valore, dalla sua posizione fino alla fine della fila, restando quelli di maggior valore e il Pio.
A questo punto il giocatore successivo accorciava la distanza del tiro, fino al numero di passi corrispondente ai “bullini” rimasti. Se un giocatore colpiva il Pio, prendeva tutta la fila…
Il miracolo avvenne quando, da una distanza di 100 passi, dall’ingresso di via Crispi dell’Anfiteatro fino quasi alla vecchia struttura dei gabinetti in fondo sulla sinistra, il Pio fu colpito al primo colpo…
Tutti esclamarono: “Che culo!?!”
Ma dopo quell’età, l’esclamazione cambiò, lasciando i giochi: “Mira quel culo di quella lì!!”, e nacque il detto del “miraculo!”.
Era la gioventù di un tempo: si avevano le prime fidanzatine, i primi baci e c’erano ancora le giarrettiere… Ma il Pio era difficile da colpire!