C’è un momento, nella vita di ogni persona, in cui ci si ferma e si chiede: ne vale la pena? Il peso delle difficoltà, la corsa continua per stare a galla, l’impressione che chi è più forte o più furbo riesca a prendere sempre il meglio, mentre chi lotta con onestà fatichi il doppio per ottenere la metà.
Ma in fondo, di cosa ci stupiamo? La vita è sempre stata così. La lotta è scritta nelle regole del mondo, dalla savana alle nostre città. Il leone corre per afferrare la gazzella, la gazzella corre per salvarsi dal leone. Entrambi lottano, ogni giorno, perché non c’è alternativa. Lo stormo vola compatto, eppure basta un predatore più grande per spezzarne l’armonia. Non c’è tregua, non c’è giustizia, solo la necessità di sopravvivere.
Anche tra gli uomini non è diverso. C’è chi nasce con tutte le opportunità e le spreca, chi nasce senza nulla e prova a costruirsi un futuro, chi ha tutto ma tiene stretto senza concedere niente, come un animale che difende il proprio territorio senza mai saziarsi davvero. E poi c’è chi combatte, instancabile, per cercare un posto nel mondo, senza mai ricevere aiuto, senza mai sentire il sollievo di poter dire: adesso posso riposare.
A volte si arriva a pensare che l’unica vera pace sia nella fine della corsa. Non è desiderare la morte, ma sentire il peso della vita come una battaglia continua, senza pause, senza ricompense garantite. Ci si chiede se sia giusto che tutto sia così difficile, se questa valle di lacrime sia davvero il passaggio obbligato di ogni esistenza.
Eppure, nonostante tutto, si va avanti. Perché è questo che fanno tutti, uomini e animali. Si combatte perché si deve, perché arrendersi non è mai un’opzione. Si spera, si resiste, si cerca un senso anche quando sembra non esserci.
E forse, alla fine, il senso è proprio questo: continuare a correre, come la gazzella, come il leone. Perché vivere, anche nella lotta, è sempre meglio di fermarsi.
S.S.C.