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Arezzo, una crisi senza fine: Bucchi chiamato a un’impresa

L'Arezzo incassa un'altra sconfitta casalinga e Bucchi deve affrontare una squadra in crisi di identità e risultati

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Prima di iniziare il commento sulla partita odierna dell’Arezzo, devo rivolgere un augurio a Cristian Bucchi: buon lavoro, mister. Ne ha bisogno il nuovo allenatore amaranto, perché si può certamente perdere, ma i problemi evidenziati dalla squadra sono quelli che già conoscevamo, e per risolverli servirà un lavoro intenso e faticoso.

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Eppure, il primo tempo aveva mostrato una squadra diversa: un Arezzo più propositivo, con una difesa più alta e un gioco più verticale che orizzontale. È vero che la prima palla gol l’hanno avuta gli ospiti sul primo angolo a loro favore, con l’Arezzo salvato dalla traversa, ma quando la squadra di Bucchi parte in velocità è sempre pericolosa. Tuttavia, permangono i soliti problemi in fase risolutiva e, nonostante quanto di buono mostrato, nessun vero pericolo per Zaccagno. È comunque un primo tempo piacevole, con le due squadre che si affrontano a viso aperto, e la speranza che i padroni di casa possano passare in vantaggio è alimentata da un gioco brioso e costruttivo. La Torres attacca prevalentemente sulla fascia sinistra, dove Guiebre e Varela mettono in difficoltà Renzi, tornato nella posizione di terzino destro arretrando il suo raggio d’azione.

Proprio quando l’arbitro è pronto a mandare tutti negli spogliatoi per il riposo, ecco l’episodio che cambia la partita. Fischnaller duella con Damiani sulla linea dell’area di rigore: Damiani sembra avere la meglio, ma l’attaccante torna in possesso del pallone e lo passa a Guiebre, che inganna Renzi e conclude a rete, centrando l’angolino basso alla destra di Trombini. Un tiro non potente ma preciso. Il gioco non riprende nemmeno, perché l’arbitro fischia immediatamente la fine del primo tempo.

Alla ripresa del gioco, ecco l’involuzione amaranto. La squadra è contratta, non affonda più, gioca in orizzontale e si registrano più passaggi all’indietro che tentativi di cercare l’uomo in avanti. I lanci lunghi, quasi sempre preda degli avversari, diventano la norma e Zaccagno potrebbe anche concedersi una doccia anticipata, tanto tiri verso la sua porta non ne arriveranno. Anzi, è l’Arezzo a rischiare di capitolare in due occasioni, ma Trombini è bravo a evitare la seconda rete.

Le statistiche delle ultime giornate sono impietose per l’Arezzo: tre sconfitte consecutive in casa, solo un punto nelle ultime quattro gare casalinghe, cinque sconfitte e due pareggi nelle ultime sette partite di campionato. L’ultima vittoria risale esattamente a due mesi fa, quando l’Arezzo superò la Pianese per 4-2 con un poker di Pattarello nella nebbia fitta del Comunale.

Se a Terni Bucchi aveva avuto un primo approccio con la nuova squadra, oggi ne ha potuto toccare con mano tutti i problemi: una squadra che non riesce ad avere un’anima, che si sfalda nelle difficoltà, che non riesce a reagire.

Le ambizioni della società, espresse in agosto, erano quelle di migliorare la posizione dello scorso anno. La squadra è stata, obiettivamente, rinforzata e ha un anno di Lega Pro alle spalle, quindi l’obiettivo doveva essere almeno superare il primo turno dei playoff. Ad oggi, sembra una chimera e, anzi, sarà necessario stringere i denti per non essere costretti a giocare ancora e sempre in trasferta.

Buon lavoro, mister Bucchi. Da aretino, spero riesca nel più breve tempo possibile a dare una sterzata a questa stagione, per poi gettare le basi per il prossimo campionato.

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Marco Rosati
Marco Rosati
Prediligo chi pone e si fa domande ed ho terrore di chi ha solo certezze. Non riesco a saziare la mia curiosità. Mi ritengo un “giovane con esperienza” ma, quando ero adolescente, consideravo coloro che oggi sarebbero miei coetanei “vecchi matusalemme”. Ho fatto studi tecnici ma sono appassionato di storia e delle materie umanistiche in genere. Insomma sono un po’ (eufemismo?) complesso.
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