Capitolo VIII: le conquiste e le donne
Jampy, il Giampier di Pier del Turrino e di Ermelinda o Ermenegilda, si dedica allo studio della politica e si laurea all’Università di Molin Nuovo del Coniglio Fritto, discutendo la tesi su “Fiori e carciofi fritti a contorno”. Era una facoltà di politica culinaria che si elevava dalla massa comune. Ad ogni modo, durante una campagna per la conquista di Città di Castello, passando per le zone del Cerfone, Pier Saccone, Pietro Tarlati, fratello del Vescovo Guido, da Pietramala, invitò il giovane saggio politico a seguirlo. Sostarono con un esercito di circa 1800 uomini e 400 cavalieri anche a Citerna, e qui assaggiarono un ottimo pesce dell’Adriatico. Quando giunsero in quel di Lerchi, si fecero preparare il giorno dopo un bel panino con il salame della zona… una delizia!Continua a leggere
Alla battaglia! Per modo di dire! Le porte furono aperte con l’aiuto di ghibellini locali, senza colpo ferire. Ma qui il saggio Jampy gli consigliò di cacciare tutti i guelfi e pure quei ghibellini traditori che gli avevano aperto le porte, perché, come avevano tradito i loro concittadini, avrebbero potuto tradire anche lui.
Nei due mesi di permanenza a “Castelo”, Jampy conobbe una giovane ventenne di nome Fratina Brutelli. Questa giovane Fratina era figlia di un autocarrettista tifernate che svolgeva trasporti di cereali verso Perugia. Di aspetto giunonico, ma non troppo, mora, occhi neroverdi, un viso da Leonardo, di una bellezza che affascina solo a guardarla, tipicamente italiana. Con lei ebbe solo un rapporto sentimentale in quanto già promessa sposa.
Jampy, in mancanza di tazzine fresche, si recò nelle vicinanze della Chiesa di San Giacomo, edificata circa cento anni prima. Avendo saputo che dopo duecento anni lì le future clarisse sarebbero state murate, trovò una futura novizia, senza muratura, a cui avevano dato il solo velo fin dalla pubertà. La novizia si chiamava Cinzia Del Martelletto. Infatti, dopo alcuni rapporti, Jampy sperimentò il “martelletto” di costei.
Dopo qualche giorno, Pier Saccone volle anche conquistare due rocche, quella di Caprese e di Santa Maria Tiberina, distogliendo dalle godurie il nostro Jampy.
Capitolo IX: Jampy a Milano
Non presero il treno, ma attraversarono gli Appennini con 254 cavalieri: Guido, Vescovo di Arezzo, il fratello Pietro Tarlati, Pier Saccone e il nostro politiculinario Jampy. Lungo il tracciato della Via Emilia si diressero a Milano.
Guido Tarlati, al posto di Giovanni XXII, papa che mirava più a un potere spostato verso la Francia e non all’incoronazione imperiale di Ludovico il Bavaro, era Gonfaloniere dell’Impero fino a quando quell’assassino e ruffiano di Castruccio Castracani di Lucca lo scalzò, inventandosi che anche lui era presente alla marcia su Roma.
Questo accadde poiché Clemente V aveva trasferito in Francia la sede papale, essendo francese come Giovanni XXII. Inoltre, Clemente V, sotto pressione del Re di Francia, aveva abolito l’ordine dei Templari. Infatti, Filippo IV si era enormemente indebitato nei confronti di quest’ordine e non aveva intenzione di pagare ciò che aveva ricevuto, da perfetto francese.Continua a leggere
Arrivati a Milano, Jampy fu alloggiato all’Hotel Gallico, dove si svolgevano le trattative di compravendita dei cavalieri di ventura. Al piano di sotto della camera del giovane aretino c’era un’intera famiglia di un signorotto di Modena, e al seguito c’era la figlia Camilla, di 23 anni, che aveva tutte le vie percorse.
Seduto a cena in un tavolo vicino ai modenesi, Jampy ordinò, data la sua laurea culinaria, un piatto tipico milanese: “riso allo zafferano e una cotoletta fritta, senza patate, ma con uno spicchio di limone”. La ragazza modenese, esperta in posizioni, meravigliata dalla sicurezza di scelta del menù del nostro Jampy, si passò la lingua, mentre lui la guardava, tutt’intorno alle labbra, per poi vedere la reazione dell’aretino.
Capitolo X:il ritorno a casa e la question time dell’anziana madre
Meno male che la permanenza a Milano durò pochi giorni: Camilla lo rese consunto in ogni sua forza. Il nostro Jampy pareva ammalato durante il viaggio di ritorno, sempre con il capo chino, ma quando fece ritorno alla Rocca del Torrino seppe che anche il padre era morto di dissenteria, mentre la madre, con più di 54 anni, accudiva da sola i campi e la casa.Continua a leggere
Dopo una settimana dal suo ritorno sentì come un formicolio pruriginoso al basso ventre… erano piattole galliche. Era stata Camilla o i letti malsani dell’hotel? Questo non lo so neppure io, ma certo può capitare, come nel secolo scorso capitò a una fotografa di Epoca alla testa. Ma non pensate male… Ad ogni modo basta uno shampoo al betanaftolo e passa tutto, anche le uova. In quel caso non mi persi d’animo: di ritorno dalla Valle dei Templi in Birmania, con il visto del vecchio PCI, giunto in Thailandia mi feci dare un po’ di nafta agricola e, miscelandola con shampoo locale, le lavai la testa…
Invece Ermenegilda o Ermelinda, dopo insistenti domande (question time), capì che aveva preso i pidocchi e utilizzò il grasso di marmotta unito a una polvere gialla a lei venduta da un piazzista di Rapolano…
Dopo dieci giorni Jampy guarì e anche le forze gli ritornarono. Decise quindi di andare ad Arezzo a ballare al Madison, portandosi un pollo di sua madre, sazio e ubriacato da molliche di pane imbevute di vino. Fu un successone: donne e bambini intorno a lui e al suo pollo ballavano sulla pista, inventando l’Alligalli.